La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 28 novembre 2020 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

1^ Domenica di Avvento – B

Letture: Is 63,16-17.19; 64,2-7 / Sal 79 / 1Cor 1,3-9 / Mc 13,33-37

Vegliate!

  ba86d1309a74a477152eb6345ba4bf2e Abbiamo sentito tre volte: Vegliate!

   Perché vegliare? Perché il Signore viene: avvento vuol dire venuta, ritorno di Gesù, arrivo di qualcuno che si attende con gioia (una persona cara) … Ci sono altre attese: o con ansia (un figlio in viaggio nella notte) o con speranza (guarigione di un malato). Ne abbiamo già abbastanza raccomandazioni a stare attenti! Con Gesù l’attesa / la tensione a stare attenti sono pieni di speranza.

   Contrario di vegliare è addormentarsi. Nella Bibbia si mette in guardia dal sonno di chi non prende sul serio la parola di Dio e non si accorge del Signore che passa e chiede accoglienza.

   L’invito a vigilare è rivolto in generale a tutti, ma in particolare ai discepoli e ai responsabili della comunità, con gradi diversi ai Dodici e ai tre più intimi di Gesù, che nell’Orto degli Ulivi chiama a vegliare con lui… e poi invece non riescono a star svegli e pregare a causa della stanchezza o della tristezza.

   Con Gesù c’è una cerchia di amici più stretti, che si rivelano però ancora deboli. Coloro che nella comunità hanno la leadership hanno il compito di mantenere desta l’attesa del Signore.

   La cosa essenziale non è dunque quello che accade o si teme che accada e che i giornali riportano ogni giorno… ma l’attesa del ritorno di Cristo. L’evento essenziale è già avvenuto con la morte e risurrezione di Gesù. È quello il punto centrale della storia della salvezza. Da quel punto la storia riprende con una nuova apertura dei cristiani verso il mondo.

    Ci sono due modi di pensare al Signore Gesù: o al Gesù già venuto o al Gesù che verrà. Entrambi questi modi di pensarlo sono presenti nei vangeli e negli scritti del Nuovo Testamento. Il Gesù già venuto (e la salvezza già realizzata) si vede soprattutto nel Vangelo di Giovanni.

   Le cose sono andate così… Gesù manifestava il Regno di Dio vicino e come già realizzato definitivamente, ma diceva anche che la manifestazione finale sarebbe venuta in futuro. Alcuni testi considerano la venuta come molto prossima, altri suppongono un certo intervallo e nessuno pone una data precisa. Questa ambivalenza si nota nel pensiero dei primi cristiani. Pietro nel suo discorso in Atti dice che l’ultimo giorno è già venuto con la pentecoste e l’effusione dello Spirito Santo. Resta solo un breve intervallo che Dio assicura perché tutti possano entrare nella salvezza. Di qui l’ansia, che traspare negli scritti più antichi, per il ritorno imminente del Signore Gesù. In seguito i toni si sono smorzati. In alcuni è subentrata un po’ di delusione. A quel punto, l’insegnamento ha cominciato a dare risalto a quello che i cristiani avevano già ricevuto in Gesù. Il giudizio si attua già al presente, a seconda di come ognuno si posiziona nei confronti di Gesù. La beatitudine è anticipata nel fatto di essere già figli e la vita eterna è già a disposizione. Dopo la morte vi è la continuazione di questa vita nuova in Cristo.

   Oggi viviamo nella fase intermedia dopo la prima venuta di Gesù sulla terra. La Chiesa ci offre “tempi forti” (come l’Avvento, il Natale…) nei quali ricuperare gli atteggiamenti di preghiera, carità, formazione spirituale (mediante la Parola e la Messa anche quotidiana) per essere pronti ad accogliere il Signore. Questo è il momento in cui decidere di aderire alla chiamata del Signore. Le nostre scelte determinano il futuro, il presente, l’eternità.