Morfologia

Aspetto esterno                                                                                 

   Esternamente mostra sei lati, essendo quelli sul retro inglobati dalla sagrestia, dal magazzino e dal campanile. I muri perimetrali raggiungono l’altezza di 6,86 metri, che si spingono fino ai 10 m della sommità dell’abside, per arrivare ai 16 metri della cupola. Le rimanenti facciate sono caratterizzate dal biancore dell’intonaco e da una fascia modanata su cui poggiano le lunette semicircolari. L’edificio dispone di tre ingressi con semplici portoni in legno montati su stipiti di pietra squadrata, a loro volta sormontati da un architrave del medesimo materiale e foggia. L’architrave dell’ingresso principale è decorato con una cornice modanata sorretta da due mensole in pietra. Sopra la fascia di copertura delle navate laterali appare l’ottagono del tamburo della cupola, le cui facciate sono decorate da lievi cornici e da un oculo al centro. Il campanile è inglobato nella costruzione e si innalza per circa trenta metri: ha forma quadrangolare fino alla cella campanaria, dove ogni lato ha un’apertura formata da archi a tutto sesto realizzati in tufo, come il cornicione dentellato soprastante. L’elegante cuspide a tripla cipollatura, con struttura in legno rivestita di lamiera in alluminio (che da poco ha sostituito il rame ormai malridotto), trova la base su una lanterna ottagonale le cui facce recano quattro aperture, di forma rotondeggiante e allungata, alternate ai quattro quadranti dell’orologio della torre. L’edificio attuale è composto dall’unione di due corpi architettonici costruiti in epoche differenti tra loro. La parte che racchiude l’aula centrale e l’abside si identifica con la fabbrica sorta tra il 1674 ed il 1684 ed ha forma ottagonale, mentre le navate laterali e il piccolo pronao (costituito da quattro colonne di stile ionico che sorreggono il timpano di forma triangolare racchiuso entro una fine cornice dentellata) sono frutto dell’ampliamento operato dall’Architetto Segusini nella seconda metà dell’800, che impresse lo stile neoclassico alla costruzione originaria.

chiesa segusini senza campanile

La chiesa ultimata nella seconda metà del XIX secolo. Manca ancora l’innalzamento del campanile.

Sia i muri dell’ottagono primitivo che quelli aggiunti con l’intervento segusiniano sono costruiti con pietre reperite in loco, mentre per l’innalzamento del campanile, il Segusini utilizzò blocchi di cemento posti in aggiunta alle pietre della precedente costruzione, più bassa dell’attuale. La copertura delle navate laterali è costituita da una struttura lignea con travi di sezione variabile in abete e tavolato rivestito in lamiera di ferro. Lo stesso vale per l’abside, con la differenza che questo è ricoperto con lamiera di rame. Il tetto della cupola, che poggia sul tamburo ottagonale, è formato da una splendida raggiera realizzata con fettoni di larice e abete che confluiscono, al centro, su un monaco ottagonale;

TETTO CHIESA

La raggiera della copertura della cupola con , al centro, il grande “monaco” ottagonale sospeso. Nella parte bassa della fato, la grande volta in pietra della cupola.

il tavolato è realizzato con tavole di larice e abete coperte a loro volta da lamiera di alluminio come il campanile. La struttura del portico è invece interamente in legno rivestito con intonaco, ad esclusione di basi e capitelli delle colonne, che sono di pietra; vi si accede salendo due gradini e la pavimentazione è realizzata con lastre di pietra di Castellavazzo2.

 

Aspetto interno

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L’aula centrale della chiesa con l’abside.

   L’interno della chiesa si può suddividere in tre zone distinte: il presbiterio, l’aula centrale e le navate laterali. Il presbiterio copre una superficie di circa 30 m2; la parete di fondo presenta una grande apertura con arco a tutto sesto, a sua volta sormontata da una apertura a mezzaluna, decorate da vetrate artistiche multicolori.

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Il soffitto dell’abside.

   Il soffitto dell’abside è costituito da una volta a crociera (costruita con pietre) su pianta quadrata, i cui costoloni presentano semplici decorazioni pittoriche. Verso il transetto, questo si apre tra due pilastri, decorati con capitelli corinzi, che costituiscono il piedritto di un arco a tutto sesto la cui luce coincide con la finestra a mezzaluna del fondo. Poco sopra questi capitelli, verso l’interno, si diparte una cornice modanata e dentellata che si sviluppa lungo tutto il perimetro dell’abside stesso. Anche le due pareti ai lati dell’apertura si presentano verso l’aula con un grande arco a tutto sesto che ne occupa l’intera altezza. La pavimentazione è formata da piastre in pietra di Castellavazzo levigata disposte a rombo, mentre le pareti del coro sono rivestite con pannelli in legno di noce. L’altare maggiore con il tabernacolo, realizzato in marmo di Carrara su disegno del Segusini, realizzato dal cenedese Giuseppe Brescacin nel 18623, trova posto in fondo all’abside, mentre nella parte anteriore si trovano la mensa, l’ambone, il battistero e la sede del celebrante. Rispetto all’aula centrale, il presbiterio è rialzato di un gradino. L’aula centrale della chiesa coincide quasi interamente (eccetto che per il poco spazio occupato dal presbiterio) con l’ottagono della fabbrica della seconda metà del ‘600 e raggiunge una superficie di circa XX m2.

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Nello scatto, realizzato nel 2016 durante i lavori di rifacimento del tetto, si può vedere parte di una facciata del muro perimetrale esterno della costruzione seicentesca.

La pavimentazione è costituita da lastre di pietra di Castellavazzo bocciardate. Su cinque pareti dell’ottagono primitivo, tra il 1858 ed il 18654, l’Architetto Segusini praticò altrettante aperture con grandi archi a tutto sesto al fine di ampliare l’edificio verso l’esterno. Dei vecchi muri perimetrali, in seguito a questo intervento, sono rimasti solo i grandi pilastri a base pentagonale; verso l’aula, questi sono decorati da cornici modanate e lesene leggermente rastremate verso l’alto e sormontate da capitelli corinzi. Poco sopra i capitelli si trova ancora la grande cornice modanata e dentellata che segue tutto il perimetro dell’ottagono fino a congiungersi esattamente con quella dell’abside.

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La maestosa volta della cupola.

L’aula è interamente dominata dalla maestosa volta della cupola, che arriva a sfiorare i tredici metri di altezza. Interamente in pietra, si tratta di una volta a crociera a base ottagonale costituita da unghie a superficie a doppia curvatura con grandi costoloni quadrangolari che dai pilastri confluiscono al centro della struttura ove si trova un piccolo rosone in rilievo dal quale scende la bella ciocca argentata che illumina la zona centrale dell’edificio. In corrispondenza di sette lati della base della volta5 vi sono altrettante lunette che coincidono con le finestre a mezzaluna  della vecchia chiesa e tamponate dal Segusini con la costruzione delle navate laterali. Le lunette sono decorate da sette affreschi realizzati nel 1861 dal pittore Antonio Micolini di Ceneda6.

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A sx una delle cinque grandi aperture a volta praticate dal Segusini nei muri perimetrali dell’antica costruzione.

Le navate laterali rappresentano il corpo aggiunto nella seconda metà dell’ottocento. La pavimentazione, anche qui, è in lastre di pietra di Castellavazzo, mentre il soffitto è costituito da cinque volte a vela, a base quadrangolare, sorrette da archi a tutto sesto.

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Nello scatto del 2016 si vede la sommità di una delle volte a vela delle navate laterali. Sopra, una delle finestre della costruzione seicentesca tamponata dal Segusini.

Queste volte sono state costruite con centine in legno ricoperte con intonaco ed il solaio sopra di esse è costituito da un tavolato in abete che poggia su travatura squadrata. Percorrendo le due navate laterali, si raggiungono gli altari laterali, posti in due piccole cappelle, rialzati di un gradino dal livello del pavimento.

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L’altare di S. Giacomo e S. Caterina d’Alessandria – 1631

A destra, entrando in chiesa, si trova l’altare di San Giacomo e Santa Caterina d’Alessandria; completamente in legno, è datato 1631 e la pala ritrae San Giacomo e SantaCaterina in primo piano, con alle spalle Sant’Osvaldo e un altro Santo (potrebbe trattarsi di San Domenico). Un ovale, in basso sul dipinto, raffigura Giancristoforo Fabris, il nobile di Campolongo che commissionò e donò l’opera alla chiesa. In alto, sopra l’altare, c’è una statuetta molto antica, pure in legno, che raffigura San Pietro in mezzo a due putti alati. Il paliotto reca al centro una croce greca attorniata da decorazioni floreali in rilievo mentre ai lati vi sono due statuette lignee, ciascuna entro una piccola nicchia a conchiglia, che raffigurano un sacerdote e un monaco.

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L’altare della Madonna della Salute – XVIII secolo

A sinistra dell’altare maggiore si trova l’altare della Madonna della Salute. Si tratta di un manufatto di fine fattura databile attorno alla fine del XVII secolo e ospita la preziosa statua della Salus Infirmorum scolpita da Raffaele Piazza nel 1901 entro una nicchia racchiusa tra due colonne a spirale. Il paliotto, impiallacciato in radica, reca i rilievo il monogramma mariano circondato da foglie d’acanto in rilievo. Il resto del manufatto è decorato a motivi floreali e teste d’angelo, mentre in alto vi sono tre putti alati che sorreggono cartigli. Da notare anche che le decorazioni sono interamente ricoperte a foglia oro. La chiesa è dotata di sagrestia e deposito/magazzino, ai quali si accede dal coro. Sopra la sagrestia si trova la soffitta ove sono custoditi paramenti, statue, stendardi e suppellettili varie. Dal magazzino si ha accesso al campanile.

Note

1   Paolo Spolaore, Sulle orme di Giacomo nel Medioevo delle Venezie, Ed. Terra Ferma, 2014. L’ autore ipotizza che Campolongo possa essere stato un nodo alternativo, sulle vie d’Alemagna e del Brennero, per i pellegrini diretti verso i grandi santuari iacobei. In questo contesto, all’edificio seicentesco viene attribuita una possibile funzione ospitaliera per i pellegrini in transito nel paese.

2   La pietra di Castellavazzo è un particolare tipo di pietra estratta nel territorio dell’ex comune di    Castellavazzo, in Provincia di Belluno. L’unica cava attualmente attiva è quella di Marsor, nella frazione di Olantreghe. Si tratta di una roccia calcarea sedimentaria con tessitura particellare molto fine e struttura nodulare compatta, di colore variabile dal rosso-marrone al grigio, con diverse tonalità di grigio-rosa. Dal punto di vista tecnico si può considerare un ottimo materiale lapideo ornamentale e da costruzione in quanto, per le sue buone caratteristiche di lucidabilità, resistenza, durevolezza e non gelività, risulta adatto sia all’uso esterno che per rivestimenti interni (Wikipedia).

3   ACSS, Cat. VII “Grazia – Giustizia – Culto”, Cartolare 6, Fascicolo 46, miscellanea.

4   ACSS, Cat. VII “Grazia – Giustizia – Culto”, Cartolare 6, Fascicoli 45 e 46, miscellanea.

5    L’ottavo lato coincide con la luce dell’arco a tutto sesto dell’abside.

6    Ceneda, Comune autonomo fino al 1866 quando fu unita a Serravalle, forma con quest’ultima l’odierna cittadina di Vittorio Veneto (TV).