Storia
La storia
Si ha notizia della costruzione di una prima chiesa a Costalissoio nel 1548, intitolata alla SS. Trinità. Attorno a questo edificio, nel 1790, fu ultimata la costruzione del cimitero, che consentiva la sepoltura dei defunti in loco; fino a quella data infatti, i morti venivano sepolti nel cimitero di S. Stefano, come del resto accadeva per tutti gli altri villaggi della Pieve. Questa chiesetta fu demolita nel 1857. L’attuale chiesa, intitolata alla SS. Trinità, fu eretta tra il 1847 ed il 1853, in stile neoclassico, su progetto dell’Ing. Giuseppe Segusini.
Affascinante il racconto uscito dalla penna di don Aurelio Frezza sul Bollettino parrocchiale di Costalissoio: «La prima pietra è stata posta il 7 settembre 1847 e la costruzione, su progetto del Segusini, appaltata da GioBatta e cugini Valentino e Mario De Mario, fu ultimata nel 1853. Il costo è stato di lire 60.000 circa. Il Vescovo Antonio Gava la disse “affabre et eleganter aedificata”. L’Arcidiacono GioBatta Martini di Padola la benedisse la quarta domenica di ottobre 1853, presenti 12 Sacerdoti e gran folla venuta da tutto il Comelico. La consacrazione, cerimonia assai più complessa e solenne, venne rimandata al 13 giugno 1858, quando le rifiniture furono ultimate e pronte anche le quattro campane. Arrivò il Vescovo Mons. Giovanni Renier e fu un’altra grande giornata per quella popolazione. Entrando nei particolari, ricordiamo che l’altar maggiore, costruito in marmi policromi ad intarsio nel 1699, doveva essere stato acquistato e portato quassù circa l’anno 1754. Francesco Casanova fu chiamato dal Marigo a far visione dell’altare nuovo e a controllare se mancava qualche cosa e a incollare qualche intaglio, che si era staccato o rotto e a mettere in opera il tutto. Sei anni dopo lo stesso lavorò e mise in opera i gradini. Ciò venne fatto naturalmente nella chiesa vecchia. Questo altare fu poi trasferito nella chiesa nuova. Il Tabernacolo, di pregevolissima fattura, apparteneva alla Chiesa di Carpenedo. Girolamo Da Ronco da Gemona lo acquistò e lo cedette alla Chiesa di Costalissoio, facendolo mettere in opera da scalpellini di Gemona nel 1856. Costò lire 4.516. I due altari laterali, in legno e ora assai pregiati furono donati dal fabbricere di Candide Valentino De Lorenzo e fatti collocare sul posto da don Giovanni De Lorenzo (fratello del primo?), mansionario, il quale scrive: “Regallo veramente considerabile e per cui devono essere grati verso il donatore”. Prima dell’incendio (1884), la cupola o volta, più alta dell’attuale, era decorata da pitture di Giovanni Vicari da Valle di Cadore, del quale restano i due tondi a chiaro-scuro sulla facciata, rappresentanti S. Matteo e S. Marta. Questi due tondi costarono lire 560, che furono offerte da Luigi Bettina (£. 200), Libera De Bettin (£.282), Osvaldo De Bettin Lelo (£.78). Le attuali pitture, SS. Trinità nel fondo, i quattro Evangelisti, ovali sulla volta, S. Matteo e S. Marta sull’arcone del coro, ecc. sono opera di Giovanni Zanzotto da Treviso (1928). Nel 1852, ancor prima che la nuova chiesa fosse ultimata, si domandò alla Superiore Autorità, il permesso di conservare il SS. Sacramento dell’Eucarestia nella nuova chiesa., perchè data la distanza della chiesa di S.Stefano, qualche fedele non corresse il pericolo di morire senza il viatico. Evidentemente, prima di allora, nella chiesa vecchia non si conservava l’Eucarestia. Il Vescovo Antonio Gava concesse il permesso, purchè fosse dimostrato il quale modo sarebbe in quale modo sarebbe stata assicurata l’illuminazione perpetua. L’Economo di S. Stefano doveva curare l’esecuzione del decreto. Qui si inserisce una forte resistenza da parte del Pievano di S. Stefano, il quale forte resistenza oppose per la costruzione della nuova chiesa, al punto che, il giorno della benedizione, si allontanò dal paese per non assistervi. Soltanto nel settembre 1855 gli amministratori locali rispondono “esservi un capitale di £. 2.754, che, in ragione del 5 per cento, dà l’annua rendita di lire 107, la qual somma è sufficiente a provvedere la giornaliera illuminazione”. Il Decreto del 1852 avrà esecuzione soltanto il 21 ottobre 1855, e sarà il fratello dell’Economo-Pievano, D. Fortunato, che dirà la Messa solenne davanti a gran folla».
Il campanile, progettato dall’ingegner Antonio Pante, risale al 1860. Esso, come tutti gli altri campanili, fu privato delle campane durante l’invasione austriaca del 1918. Nel mese di marzo 1923 arrivarono le nuove campane, fuse a Lucca con il bronzo degli stessi cannoni austriaci. Furono sostituite ed elettrificate nel 1971, grazie al finanziamento della Regola. La chiesa di Costalissoio, pur ritrovandosi con il tetto completamente distrutto, si salvò dal terribile incendio che il 15 gennaio 1884 distrusse quasi completamente il paese, bruciando 70 case e lasciando 400 persone senza tetto.
Accanto alla chiesa, di fronte al campanile, sorge il monumento ai Caduti, realizzato dallo scultore Murer ed inaugurato nel 1955 alla presenza del Vescovo Muccin e delle Autorità civili e religiose locali.