La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 31 gennaio 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

4^ domenica del Tempo Odinario – B –

Letture: Dt 18,15-20 / Sal 94 / 1Cor 7,32-35 / Mc 1,21-28

Erano stupiti del suo insegnamento…

4TO   Inizia la giornata tipica di Gesù nel tempo della vita pubblica. Marco la racconta a partire dalla mattina di un sabato.

   Anche Gesù va alla sinagoga. A quel tempo la sinagoga c’era anche nei paesi piccoli, tanto più in un centro come Cafarnao. Sinagoga vuol dire ritrovo, ritrovarsi insieme per pregare e sentire la lettura e la spiegazione della Scrittura.

   Questa volta Marco dice che Gesù insegnava. Leggevamo domenica scorsa che Gesù aveva cominciato a predicare. Era un annuncio più globale, ora Gesù dà un insegnamento più approfondito e particolareggiato. Stranamente però Marco non si sofferma qui sui contenuti dell’insegnamento, ma sulle modalità. Forse perché è la vita di Gesù, la sua persona, il vero contenuto dell’insegnamento.

   A quel tempo non erano solo gli scribi che insegnavano nelle sinagoghe, ma ogni israelita poteva chiedere la parola e intervenire. È così che Gesù a Cafarnao prende la parola e si mette a insegnare.

   Di Gesù sono affermate due cose: 1) il suo insegnamento è nuovo e diverso da quello degli scribi; 2) la sua autorità si impone persino sugli spiriti maligni.

   Difatti Gesù suscita subito la meraviglia della gente: Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava come uno che ha autorità propria e non come gli scribi. La stessa annotazione è ripetuta alla fine dell’episodio: Che è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità.

   Come si vede, l’interesse principale dell’evangelista riguardo all’insegnamento di Gesù non è il che cosa dice, per ora, ma il come lo dice. Non il contenuto quindi, ma la maniera. Per ora non è detto nulla del contenuto dell’insegnamento: c’è tempo per farlo.

   L’evangelista ha una sua pedagogia e bisogna rispettarla. Proprio perché l’insegnamento di Gesù è nuovo, suscita la domanda: Che è mei questo? L’interrogativo compare qui per la prima volta e poi continua per tutto il resto del Vangelo, sia in modo implicito sia anche esplicito.

   Marco vuole che anche noi ci accorgiamo, e non solo la folla, che l’insegnamento di Gesù è nuovo. Nuovo non perché dice cose mai dette prima: è la presenza e la novità di Dio che si avverte nelle parole di Gesù, è qualcosa che ti rigenera, ti rinnova e ringiovanisce. La parola di Dio che risuona nell’insegnamento di Gesù è sorprendente, inaspettata anche se, dopo che l’hai sentita, comprendi che era proprio quella che stavi cercando, magari senza saperlo.

   L’evangelista è interessato alla potenza di Gesù, oltre all’insegnamento. Il primo atto potente di Gesù è di liberare l’uomo dalle forze del male. Mentre Gesù parla, un uomo dà smanie e Gesù lo mette a tacere seccamente: Taci! Esci da costui! Lo spirito del male è costretto a obbedire e l’uomo, liberato dal maligno, è ridonato a sé stesso. Gli esorcismi erano frequenti a quel tempo, ma con formule lunghe e strane. Gesù invece si impone agli spiriti maligni solo con un comando. Questo episodio rappresenta solo l’inizio di una lotta che sarà vincente per Gesù. Il male avverte che è arrivato uno più forte e, vedendosi sconfitto, se ne va con un ultimo gesto di rabbia malmenando l’uomo e gridando (parla al plurale): Sei venuto a rovinarci! Non è una singola vittoria, ma l’inizio di una vittoria generale. Marco vuol dirci che il regno di Dio è vicino e che la rovina del regno di Satana è già iniziata. Comprendiamo comunque che il male è duro da vincere e accogliere Cristo non è un processo indolore. Accogliere Cristo permette di fare noi a misura di Dio, non accoglierlo è fare Dio a nostra misura.