La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 6 marzo 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

3^ Domenica di Quaresima – B –

Letture: Es 20,1-17 /Sal 18 / 1Cor 1,22-25 / Gv 2,13-25

Il vero tempio del Padre

3q   Non siamo abituati a vedere Gesù che si arrabbia. Si rischia anche di non comprendere il motivo per cui si è arrabbiato, come hanno fatto i Giudei quella volta, quando scacciò i mercanti dal tempio, gettò a terra il denaro dei cambiavalute, dicendo: Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!

   Che cosa vuol dire? Forse che non si va al tempio per contrattare con Dio: ti do questa preghiera /quest’offerta e tu in cambio mi dai protezione e buona riuscita, ecc. Probabilmente bisogna rovesciare il ragionamento e offrire a Dio sé stessi anziché delle cose… lasciarsi attirare da lui, mettersi dalla sua parte e fare quello che lui desidera e che ha progettato per il mondo, più che chiedere a lui di fare quello che vogliamo noi. Non a caso, la 1^ lettura ci dà le Dieci parole, in un’edizione più ampia e dettagliata, che sono le parole di libertà donate all’uscita dalla schiavitù (che siamo abituati a chiamare Comandamenti). Vera religione è vivere in sintonia con Dio; è fare ogni cosa secondo le sue parole.

   Gesù dunque purifica il tempio, scacciando i mercanti e dando senso vero alle pratiche religiose. Gesù poi non fa una restaurazione di quello che c’era prima. Gesù si scontra con l’istituzione del tempio: sarà il tempio coi suoi uomini a decretare la morte di Gesù, ma in realtà Gesù ha già decretato prima la fine di quella religiosità e la sostituzione di quel tempio. Dio ora ha un nuovo tempio: la persona di Gesù, il Figlio: Parlava del tempio del suo corpo. Gesù muore in croce: in quel momento si squarciò il velo del tempio, e Dio esce da quel luogo e la sua presenza si colloca nel Cristo crocifisso e risorto. Le tribù hanno come luogo d’incontro il Cristo che non a caso ha detto: Innalzato, attirerò tutti a me.

   Cristo crocifisso e risorto è il vero tempio del Padre. Il tempio precedente ha ceduto il passo a questo nuovo evento del Crocifisso risorto. In tre giorni lo farò risorgere, dice Gesù: non dice lo riedificherò. Parlava del tempio del suo corpo e alludeva alla risurrezione il terzo giorno.

   Cristo risorto, presente nella comunità, è il vero tempio. Non il singolo credente è il tempio e neanche la comunità, ma il Cristo vivo che convoca la comunità dei suoi ed è in mezzo ad essa.

   A noi la possibilità di andare al Padre con il Figlio e assieme al Figlio. Andare non come dei “mercanti” che vantano buone opere e ora vanno all’incasso.

   La frase “Darà a ciascuno secondo il meriti il premio o la pena eterna” non è sbagliata ma (attenzione!) si può intenderla in modo completamente sbagliato. Se ho le mani cariche di buone opere, queste sono tutte grazie ricevute da lui: è il Signore che mi ha dato l’occasione e la capacità di farle, quindi vado a rendere le grazie ricevute, a “rendere grazie” appunto, come si dice.

   Al contrario, se vado con le mani vuote, perché non ho fatto bene, vado con umiltà e sono anche ben disposto a ricevere le grazie di Dio, con la mano tesa del povero e Dio la riempie.

Attenzione, che questa umiltà non ci fa pensare di essere figli minorenni, pieni di paura per peccati e inadempienze! Andando al Padre con il Figlio, si ha dentro di noi il suo Spirito: il suo Spirito che parla dentro (anzi grida) Abbà, Padre! Invece andiamo a lui come figli maggiorenni che non vivono nella paura, che si sentono in confidenza e sono responsabili della comunità, che si ricordano di quanto il Signore ha detto: che non vivono da schiavi ma da figli amati.