La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 17 aprile 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

3^ Domenica di Pasqua – B –

Letture: At 3,13-15.17-19 /Sal 4 / 1Gv 2,1-5 / Lc 24,35-48

L’annuncio che salva.

3p   Credere nel Signore risorto non è così facile. Oggi lo vediamo anche nel racconto di Luca, dell’apparizione agli Undici. In questa scena, soltanto Gesù parla e agisce: saluta, domanda, rimprovera (perché siete turbati e pieni di dubbi?), mostra le mani e i piedi, perfino mangia qualcosa.

   Non si dice se hanno toccato e creduto, ma si dice bene quali sono i sentimenti interiori: sconcerto e paura, turbamento e dubbio, stupore e incredulità, e pure gioia.

   Ripercorrendo il racconto evangelico di Luca, si trova una serie di prove del Signore risorto che sono via via sempre più convincenti: la tomba vuota, angeli che parlano alle donne, incontro coi due di Emmaus, e, infine, questa apparizione che abbiamo letto oggi. Qui si mostra che Gesù è persona viva, proprio in carne e ossa: ha ancora le ferite visibili, mangia una porzione di pesce. È ancora lui, non è un fantasma. Gesù è veramente risorto!

   La cosa più importante del racconto, che è anche il punto di arrivo del vangelo, sono le spiegazioni che Gesù dà: Allora aprì loro la mente per comprendere le cose scritte su di lui nelle Scritture, nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.

   Senza la comprensione delle Scritture, il discepolo può trovarsi accanto al Signore senza riconoscere chi egli sia.

   Comprendere le Scritture significa capire che esse parlano di lui e soprattutto che egli doveva patire e risorgere dai morti. Questo vien detto per la terza volta nel vangelo di Luca: era necessario che il Messia patisse e risuscitasse. E adesso si aggiunge anche una terza necessità: Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati.

   L’annuncio a tutti i popoli è la missione che ora viene affidata a tutti i discepoli. Con questo incarico Gesù mostra tutta la fiducia che dà ai suoi, a quel gruppo risicato e fragile degli Undici, che lo avevano abbandonato, che ora stentano a riconoscerlo scambiandolo per un fantasma…

   La stessa fiducia, data allora, è data oggi dal Signore Gesù ai discepoli di ogni tempo, con le loro fragilità, debolezze, peccati e crisi epocali da attraversare.

   Dio non ripaga gli uomini con la stessa moneta: l’abbandonato si fa compagno nel cammino, il tradito restituisce fiducia, il respinto ricambia accogliendo.

   L’annuncio ha come destinatari tutti i popoli: la destinazione è la più ampia possibile.

   L’annuncio deve avvenire nel suo nome, cioè si deve appoggiare sull’autorità del Signore risorto e sulla sua forza, non su altro.

   Contenuto dell’annuncio: la conversione e il perdono dei peccati. Conversione del pensiero, prima, perché Dio è diverso da come lo si pensa: dona e perdona, dona il Figlio che muore in Croce, ma la Croce non è la sconfitta, bensì la vittoria dell’amore.

   Annunciare l’amore di Dio è rivelare il cuore grande di Dio che è più grande del nostro peccato. Annunciare la Croce è annunciare un Dio che perdona.

   A salvarci sarà sempre l’ascolto di queste parole del Signore, non il vederlo o il toccarlo.

   La vita che il Signore dà è ancora e sempre storia nelle nostre mani (e pur sempre nelle mani di Dio!): storia da lui guidata, sostenuta, affidataci con fiducia immensa, da vivere con fede passo dopo passo.