La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 8 maggio 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

6^ Domenica di Pasqua – B –

Letture: At 10,25-27.34-35.44-48 /Sal 97 / 1Gv 4,7-10 / Gv 15,9-17

“Rimanete nel mio amore!”.

6p   Nel vangelo di oggi Gesù parla di amore, amore ai suoi, amore reciproco. Sono parole che fanno parte come di un testamento, le ultime ai suoi prima di lasciarli e morire. Ma i suoi non sono in sintonia, sono lontani anni luce dal cuore di Cristo: non capiscono, uno sta tradendo, Pietro sta per rinnegarlo, tutti stanno per abbandonarlo.

   Invece Dio resta. Dio ama, ama per sempre, la sua offerta di amicizia non viene mai ritirata. L’amore scende come a cascata dal Padre al Figlio, dal Figlio a noi e tra noi in modo vicendevole. 1) Come il Padre ha amato me, 2) anch’io ho amato voi, 3) rimanete nel mio amore.

   La sorgente è il Padre: è lui la sorgente di un amore che produce altro amore. La sorgente del Padre segna anche la misura di questo amore: Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. A noi non resta che “rimanere in questa corrente, in questo amore. Rimanere è il nostro dovere, è l’imperativo. Non dobbiamo fare altro che lasciarci amare dal Figlio e dal Padre.

   Se a nostra volta possiamo amare e avere benevolenza, altruismo… è perché siamo amati. L’amore fraterno ha due modelli: il Padre e il Figlio. Da questa sorgente scende una corrente forte. L’amore di Cristo ha la forza della Croce (Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici). L’amore di Cristo ha la forza della Trinità (Come il Padre ama il Figlio).

   L’esistenza cristiana prende somiglianza dall’esistenza di Cristo: è dono e servizio gratuito e universale ed è anche fraternità gioiosa.

   Gesù dice: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. Gesù continuava a scegliere persone che sono state amate mentre erano sul punto di fare il più drammatico abbandono.

   E aggiunge: Vi ho costituito perché andiate e portiate frutto. I discepoli non si limiteranno a mantenere una fraternità gioiosa e serena tra loro, ma dovranno uscire, in modo missionario, a rendere partecipi tutti gli altri dell’amore di Dio.

   “Portare frutto” vuol dire proprio questo: allargare e dilatare la fraternità in Cristo.

   Non solo una dedizione nella missione, ma una comunione gioiosa: Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta.

   Che cosa ha detto Gesù di così gioioso? La sua obbedienza al Padre, l’essere amato dal Padre, e il suo amore per il Padre e per i discepoli.

   È la gioia di un amore pieno: essere amati e amare, amare Dio e i fratelli. È questa la ragione di ogni vera gioia. È un amore di amicizia e non solo di sacrificio di sé. Un amore che ha la caratteristica di un rapporto di confidenza tra persone e di dialogo.

È amicizia che è comunione in Cristo, e ha queste caratteristiche: 1) l’estrema dedizione (Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici), 2) la familiarità confidente (Tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi), 3) la predilezione gratuita (Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi).

L’unica cosa da fare, dunque, è rimanere in Gesù: Rimanete in me, le mie parole rimangano in voi, rimanete nel mio amore. Questo è il dovere, la necessità, il precetto, la condizione vitale… la cosa di vitale importanza!