La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 29 maggio 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ – B –

Letture: Dt 4,32-34.39-40 /Sal 32 / Rm 8,14-17 / Mt 28,16-20

Nel segno di Croce il vero volto del nostro Dio

 SST  Prima di cercare Dio, Dio stesso si fa vicino. Prima di domandarci chi egli è, Dio stresso ha colmato la distanza.

   Se si parla di Dio, non si può fantasticare, non si deve inventare: si deve sfogliare la Bibbia. È lì che si vede chi è, che cosa fa.

   Dio entra nella vita degli uomini e si compiace di abitare con loro. Dio condivide il cammino del suo popolo con gli alti e bassi che lo caratterizzano.

   La Bibbia cancella l’idea di un Dio distante, terribile o irraggiungibile (come quello magari che si trova in cima alle piramidi azteche). Non è neanche quel Dio irraggiungibile e ineffabile delle religioni da tener buono… come facevano gli antichi Romani che cercavano in tutti i modi di rendersi favorevoli e propizi i loro dei.

   Abbiamo letto Deuteronomio: Si udì mai cosa simile a questa, che un popolo abbia udito la voce di Dio? Si è mai sentito che un Dio sia andato a scegliersi un popolo, il più piccolo tra gli altri popoli?

   Ecco chi è Dio. Dio entra nella storia umana.

   Fa suo un popolo che non ha nulla da vantare: il più piccolo fra tutti i popoli.

   Parla di sé e si dà un nome in riferimento a uomini suoi amici. Si presenta come Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.

   È un Dio che parla da uomo a uomo. Questo nell’antico testamento, e poi nel nuovo diventa uno del suo popolo, perché manda il suo Figlio che assume la condizione stessa degli uomini.

   Nella finale del Vangelo di Matteo, che abbiamo letto, appare molto chiara la fisionomia del nostro Dio che continua a dar fiducia agli uomini.

   Si legge: I discepoli, quando lo videro si prostrarono e lo adorarono. Essi però dubitarono.

   Il Signore Gesù mostra un Dio che ricambia fiducia agli increduli… o per lo meno un po’ credenti e un po’ dubbiosi.

   Nonostante tutto, affida loro una missione, la sua stessa missione da continuare.

   Il Signore Gesù mostra un Dio presente ai suoi non ad intermittenza, ma tutti i giorni: Ecco, sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

   Infatti non si stacca per salire al Padre, ma rimane coi suoi. Io sono con voi tutti i giorni… vuol dire che Dio vive di relazioni: il Padre col Figlio, il Figlio col Padre, il Padre e il Figlio con noi… anche quando noi non dovessimo essere con lui, quando ci capitasse di non essere con lui.

   Che ci salva non è una divinità propiziata (conquistata o comprata) ma ci salva un Dio che è con noi, che ci considera familiari, addirittura ci considera figli (e lo siamo realmente!).

   Il segno di Croce ci ricorda il vero volto del nostro Dio. ci ricorda che siamo battezzati, cioè immersi, nell’esperienza di amore della Trinità.

   Segnarsi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo toglie le giornate dal caso e, peggio ancora, dall’inutilità o dalla tristezza.

   Col segno di Croce ricordiamo che Dio valorizza il nostro tempo. Col segno di Croce ricordiamo che Dio investe in noi, continua a donare sé stesso e a ridare fiducia.

   Siamo battezzati, immersi in una relazione che non viene mai meno: la relazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.