La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 5 giugno 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI – B –

Letture: Es 24,3-8 /Sal 115 / Eb 9,11-15 / Mc 14,12-16.22-26

Non basta adorare il Sacramento se non ci si lascia trasformare da esso!

CD   La Chiesa si raduna attorno alla tavola del Signore che chiama tutti alla sua Cena. Dio ha sempre offerto agli uomini la sua convocazione amichevole e festosa. La storia della salvezza parla del tentativo continuo che Dio fa, invitando a venire a questo convito amichevole, solidale, gratuito…

   Ma l’uomo stenta ad accettare, a quanto pare. Il popolo favorito dall’amore gratuito di Dio, non mantiene fedeltà e si mostra incoerente e inadeguato all’amicizia offerta. Scorrendo la Bibbia, si ha l’impressione che l’uomo, fin dall’inizio, non si fidi molto di Dio e sospetti del Signore e della sua generosità disinteressata.

   La Messa comunque racconta, di settimana in settimana, di un Dio che non smette di amare e anzi rilancia, non si rassegna e non rinuncia, ma inventa vie nuove e possibili. Con premura ha continuato a inviare i suoi profeti, i suoi porta-parola, prima di Cristo e anche dopo Cristo, perché l’uomo non fosse abbandonato al suo destino.

   Se l’uomo fatica a restare fedele, la Messa racconta che Dio c’è sempre e si gioca tutto: perdona e trasforma, ricostruisce e rinnova. Con la sua misericordia fa sul serio, precede le risposte che diamo e permane oltre l’assenso che riceve. C’è da tener presente (e stupirsi!) che il Vangelo (quello di Marco che abbiamo letto) mette la Cena del Signore in mezzo a due episodi che sono l’antitesi: il tradimento di Giuda e l’abbandono dei discepoli… col tentativo fallito di Pietro.

   Se l’antico Israele era inadeguato ad accogliere l’alleanza col Signore, non va molto diversamente coi discepoli. Comunque il Signore ha consegnato la sua Cena, la Messa, a una comunità che, di tanto in tanto, lo tradisce e si disperde, badando ciascuno ai fatti propri.

    Nello stridente contrasto tra Gesù che si dona e i suoi che tendono sempre a pensare per sé, la comunità cristiana non deve scandalizzarsi se scopre al suo interno l’incoerenza e il peccato.

   Non si ha mai motivo di dire che questa non sia più la Chiesa amata da Dio. Invece Dio ama questa Chiesa, e non si deve mai presumere di sé, perché il peccato è sempre possibile ed è sbagliato fidarsi solamente delle proprie forze.

Da una parte c’è sempre l’amore “ostinato” del Cristo, che resta nella sua comunità nonostante le divisioni e le debolezze. Lui ci salva! Nonostante i nostri peccati, siamo Chiesa di Dio.

   La Messa racconta tutto questo. Racconta che è proprio dell’amore morire un po’ con Gesù anche noi, perché un altro possa aver vita. L’amore porta sempre a far morire qualcosa di sé, a consumarsi perché altri vivano.

   Ci hanno insegnato che per fare una buona Comunione bisogna:

  1. Essere in grazia di Dio
  2. Sapere e pensare ciò che si riceve
  3. Essere digiuni almeno da un’ora…

   Guai però se non ci prendesse il desiderio di nutrirci dello stesso amore di Dio e della sua stessa passione per gli uomini!

   Si partecipa alla Messa quando ci si lascia coinvolgere dal gesto di offerta di Gesù.

   Non basta adorare il Sacramento, se non ci si lascia trasformare da esso.