La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 26 giugno 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XIII Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: Sap 1,13-15; 2,23-24 /Sal 29 / 2Cor 8,7.9.13-15Mc 5,21-43

Non temere. Solo continua ad aver fede!

13TO   Se solo arrivo a toccare il mantello di Gesù! pensa la donna malata. Il mantello è il simbolo del profeta che viene da Dio e che, protetto dal solo mantello, va per le strade del mondo a portare la parola che salva. È l’uomo che viene da Dio e porta Dio.

   Gesù qui appare proprio come il “tocca – sana”, ma bisogna toccarlo con fede e cercarlo con fiducia totale.

   Chi mi ha toccato? I discepoli se la ridono: Non vedi la folla che hai attorno, e chiedi chi ti ha toccato? Dimostrano di non capire, ma l’osservazione che fanno è ovvia.

   La donna sofferente ha avvicinato Gesù di nascosto, per non farsi notare. Gesù invece sembra far di tutto per dare pubblicità al suo gesto. La donna tocca il mantello di nascosto approfittando della calca e ora si sente tanto colpevole e si vergogna di essere scoperta.

   Gesù dà pubblicità all’accaduto. Vuol dichiarare davanti a tutti che Dio bada alla fede e le dice: Va’ in pace, la tua fede ti ha salvata. Non basta guarire, occorre che la propria vita sia salvata. A che serve la salute, lo star bene, se non si ha uno scopo valido per vivere e impegnarsi? A che serve star bene se non si è capaci di donarsi agli altri?

   Abbiamo bisogno di andare a Gesù coi nostri malesseri profondi e riuscire a toccare una sola delle sue parole, perché ci sentiremo non solo guariti, ma salvati. Bisogna però andare con fede da Gesù!

   È ancora la fede al centro della guarigione della bambina morta. Gesù dice al padre della ragazza: Non temere. Solo continua ad aver fede.

   La fede nella potenza di Gesù è fede in una potenza che ti raggiunge qui, nella tua personale situazione: una potenza vittoriosa perfino sulla morte. Gesù fa un’affermazione grossa: La bambina non è morta ma dorme. La morte è un sonno, secondo lui, non una fine! Un sonno dal quale uno poi si risveglia, anzi è risvegliato da Qualcuno.

   Era morta senza dubbio, ma per chi ha fede la morte non ha più il senso di prima. Non serve far strepito: il trambusto che Gesù ha trovato nella casa, dove la gente piangeva e urlava, deve lasciar posto alla speranza.

   Malattia e morte sono due realtà dell’esistenza che ci sono e sono in agguato. Di fronte ad esse ci troviamo nell’impotenza e nella paura. Anche se cristiani, rischiamo di vacillare di fronte ad esse e di sentirci senza parole, cioè analfabeti del vangelo.

   Malattia e morte non vanno spiegate con parole, ma vanno assunte prendendole sulle spalle, vanno attraversate e accompagnate. Pur cercando i rimedi della medicina, pur facendo di tutto perché la scienza allevii il dolore, il cristiano sa che la soluzione ultima non risiede nella scienza medica, ma nel rapporto con Gesù Cristo. Non è un caso se il vangelo distingue tra guarigione e salvezza.

   È la fede in Gesù a non far perdere la certezza di essere figli amati anche attraversando le prove. È la fede che permette di benedire il Dio della vita senza maledire un’esistenza che a volte è faticosa.

   È la fede che fa il miracolo permettendo a un giovane malato di testimoniare e dire: Ho capito l’essenziale che, anche soffrendo, si può amare. Gesù dà una fede capace di attraversare le notti della vita: una relazione con Dio che superi l’occasionale, il momento della necessità e che si misura con la durata nel tempo.