La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 3 luglio 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XIV Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: Ez 2,2-5 /Sal 122 / 2Cor 12,7-10 / Mc 6,1-6

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria!

14TO   Tra i compaesani di Nazareth, Gesù gode simpatia: è ben conosciuto, è amico di tutti. Ha parole di grazia. Ormai è una gloria paesana per la fama che gode nei dintorni.

   Improvvisamente Gesù viene snobbato dai compaesani. Meraviglia che Gesù venga rifiutato.

   Credere, contare su di lui sembra facile! Affidarsi a lui non è automatico. Al di là della simpatia spontanea dell’inizio, si trovano presto le resistenze, all’interno dell’uomo, anche dentro di noi.

   Del resto, resistenze si trovano da sempre nella storia del popolo di Dio nei confronti del nostro Dio.

   Lo stupore è l’atteggiamento iniziale, il punto di partenza di chi è colpito dalla figura di Gesù. Uno si interroga davanti a lui, ed è un atteggiamento ancora neutrale che può portare sia verso la fede sia verso l’incredulità.

   La sapienza delle parole di Gesù e la potenza delle sue mani suscitano l’interrogativo: qual è l’origine di questa sapienza e di questa potenza? Chi è veramente quest’uomo?

   La risposta è ovvia: quest’uomo viene da Dio. Ma la risposta (ovvia) è impedita dalla constatazione che sembra andare in senso contrario: Non è costui il falegname? Di qui l’ostacolo (lo scandalo vuol dire ostacolo a credere).

   Quell’ostacolo che impedisce di credere, quello scandalo viene proprio dalla persona di Gesù, dalla sua fisionomia, dalle sue umili origini, dal suo modo umile di apparire fra noi.

   Comprendiamo la difficoltà di quelli di Nazareth.

   La presenza di Dio non dovrebbe essere più chiara e imponente? Come è possibile che l’inviato di Dio si presenti nei panni di un falegname? Dio non può essersi abbassato così! Il rifiuto può essere perfino motivato dal desiderio di difendere la grandezza di Dio. È questo il caso dei Nazaretani.

   Gesù si meravigliava della loro incredulità. Incredulità non è solo negare Dio, ma è l’incapacità di riconoscere Dio nell’umiltà dell’uomo Gesù. Viene rifiutato Gesù per un’errata concezione di Dio (che si vuole potente!).

   Si direbbe… è per salvare l’onore di Dio, che si rifiuta Gesù! Certamente Dio è grande, ma spetta a lui scegliere i modi per esprimere la sua grandezza. Il rifiuto da parte dei suoi non è una sorpresa, è sempre stato così coi profeti… tanto è vero che c’è pure il proverbio: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

   Per convertirci a Dio dobbiamo verificare la nostra idea di Dio. Metter vie le fantasie e le nostre aspettative per guardare al Dio che ci viene davanti e che veste in modo tanto dimesso.

   Per convertirci a Gesù occorre non essere indisponibili a cambiamenti. Talvolta è difficile vedere le cose come sono e non come crediamo che siano.

   I Nazaretani avevano già deciso in partenza di non lasciarsi interpellare dalle parole di Gesù e dai suoi segni. Come loro ci sono sempre molti che sentono scomoda la presenza del Signore, e la sua parola, e non lo accettano perché intralcia i loro piani.

   Gesù si meravigliava della loro incredulità. Dio non si stupisce della fragilità degli uomini e non si meraviglia dei loro peccati.

   Invece non si fa una ragione dell’indisponibilità ad accoglierlo e a credergli. Non riesce a capacitarsi, comunque prosegue il suo cammino: Gesù percorreva i villaggi

   Gesù si rivolge altrove. Il dolore per il rifiuto non fa di lui un risentito, ma lo spinge a ripartenze nuove.