La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 24 luglio 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XVII Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: 2Re 4,42-44 /Sal 144 / Ef 4,1-6 / Gv 6,1-15

Ciò che è dono non può essere trattenuto, ma condiviso!

17TO   La moltiplicazione dei pani è un episodio particolarmente importante, perché è raccontato da tutti e quattro gli evangelisti: cosa che non accade per nessun altro miracolo.

   Il racconto di Giovanni, che abbiamo letto, mette al centro Gesù: non sono i discepoli che attirano la sua attenzione sulla fame della folla (come fa Marco), ma è Gesù che fa notare il problema ed è Gesù stesso, non i discepoli, che distribuisce i pani. Il dialogo di Gesù con Filippo e Andrea mette in luce l’incapacità umana a risolvere il caso. È impossibile per l’uomo. Il racconto fa risaltare questa impotenza non per esaltare la grandezza del miracolo o la potenza di Cristo, ma per rendere evidente che la salvezza è un dono, che viene da Dio e non dall’uomo.

   Il tratto più tipico di questa pagina di Giovanni è il contrasto tra la folla che cerca Gesù e Gesù che si sottrae alla loro ricerca. C’è ricerca e ricerca. La folla ha assistito alla moltiplicazione dei pani, ma si è fermata all’aspetto esteriore del miracolo, senza coglierne il significato profondo.

   Cercano Gesù per farlo re: hanno visto nel miracolo la presenza di un messia conforme alle attese popolari, un messia che ripete schemi antichi e riproduce il miracolo della manna.

   Invece il pane che offre Gesù vuol andare oltre quel tipo di salvezza che gli uomini credono. Gesù non si riconosce nell’idea della folla. Diversa è la sua azione di Messia e diversa è la sua regalità. (La spiegherà bene davanti a Pilato: Il mio regno non è di questo mondo).

   La folla tenta di prendere Gesù con la forza e Gesù si tira da parte. Capisce che l’entusiasmo della gente contiene una sorta di violenza per piegarlo ai propri desideri. È un fraintendimento totale di quello che lui è.

   È l’eterna tentazione dell’uomo di piegare il divino ai propri progetti, tentazione anche dell’uomo religioso! Pronti ad ascoltare Gesù, a patto però che la sua salvezza coincida coi propri desideri.

   Il racconto comincia così: Gesù passò all’altra riva del mare e la folla lo seguì. Pare proprio un nuovo esodo. È facile raggiungere l’altra riva del lago, ma non è altrettanto facile fare l’esodo dalla condizione di schiavitù alla condizione di figli.

   Per vivere da figli di Dio, liberi, occorre riconoscere che tutto è dono, dono dell’amore fedele del Padre. È uno stile di vita da schiavi quello di chi cerca di guadagnarsi il favore di Dio con le proprie prestazioni e con le proprie forze.

   Occorre fare l’esodo da questo atteggiamento e riconoscere che non si salva sé e gli altri attingendo solo alle proprie forze.

   Il miracolo comincia col render grazie (infatti la prima cosa che Gesù fa è rendere grazie). Ciò che è dono non può essere trattenuto ma va condiviso. Proprio la condivisione fa sì che il dono si moltiplichi. Così ha fatto il ragazzo che ha condiviso i suoi pani: così è cominciato il miracolo.

   I doni di Dio e il suo amore per l’umanità vanno condivisi. Ma pochi capiscono: la maggioranza non ha letto il segno e si è illusa nelle sue attese mondane di grandezza, di soluzioni facili dei propri bisogni, evitando la fatica dell’esodo.

   Il nostro esodo verso la libertà dei figli è la nostra pasqua, cioè il passaggio alla vita di figli.

   I figli di Dio riconoscono che tutto è grazia, tutto è dono e segno di Dio che vuol saziare la fame di ogni uomo… anche attraverso ognuno di noi.