La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 11 settembre 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXIV Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: Is 50,5-9 /Sal 114Giac 2,14-18 / Mc 8,27-35

Una sola via per tutti.

XXIVTO   Voi, chi dite che io sia? È la domanda cruciale, decisiva per i discepoli e per tutti i seguaci di ogni epoca. Pietro e i suoi compagni avevano scommesso tutto su Gesù, il loro presente e il loro futuro. Avevano puntato tutto su quell’uomo, tanto da abbandonare lavoro e famiglia.

   Quando Pietro dice «Sei il Messia!», dice il vero, ma a metà. Perciò bisogna aspettare. È prematuro dirlo a tutti, infatti Gesù impone il silenzio. Bisogna evitare un grosso equivoco, perché bisogna ancora vedere di quale tipo di Messia si tratta.

   Gesù cominciò a insegnare… Cominciò a spiegare: quanta bontà e pazienza ci sono in questa espressione!

   Il Maestro sa che ciò che sta per consegnare è troppo grande per loro e troppo difficile da accettare. E perciò deve far comprendere ai discepoli che egli è davvero il Messia, ma questo significa stare nel mondo secondo uno stile di dono di sé fino alla fine.

   Dopo aver precisato la sua identità di Messia rifiutato, e dopo aver smascherato la presenza di Satana nel ragionamento terra terra di Pietro, Gesù si rivolge ai discepoli e alla folla con molta chiarezza e propone a tutti quanti lo stesso cammino: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Non ci sono due vie, una per Gesù e una per la Chiesa, ma una sola per tutti.

   È la prima volta che nel Vangelo di Marco il discepolo sente parlare di “rinnegamento di sé”, di croce da prendere sulle spalle e di donare la propria vita. Da questo momento in poi ne sentirà parlare continuamente. Queste parole serie di Gesù sono rivolte contemporaneamente ai discepoli e alla folla, dunque a tutti. Non riguardano alcune vocazioni particolari, ma tutti i cristiani semplicemente.

   Gesù invita a seguirlo, ma c’è un imperativo per chi gli va dietro: Rinneghi sé stesso. Rinnegare voleva dire, se si legge il profeta Isaia, rigettare da sé gli idoli per appartenere totalmente al Signore. Qui l’idolo da rigettare è “sé stesso” per appartenere interamente a Gesù. Non dice di rinnegare il mondo: gli idoli del mondo sono dentro di noi… non immaginiamoli fuori di noi né fuori dalla nostra comunità.

   Rinnegare sé stessi comporta un capovolgimento al centro della propria vita. Il primo capovolgimento riguarda l’idea di Pietro (di un Messia che evita la via della Croce). Il discepolo deve convertire la sua idea di un Messia glorioso in un Figlio dell’uomo che deve molto soffrire. Una seconda novità è l’imperativo “prenda la sua croce”, se la carichi sulle spalle.

   Va fatta una precisazione, per chiarire il senso esatto di “portare la croce”. La via della croce non è la ricerca della sofferenza, tanto meno della morte, bensì la fedeltà e la solidarietà… che sono perfette in Dio. Dio è fedele al massimo ed è solidale in maniera più forte del rifiuto che riceve: rifiutato da noi, Gesù muore per noi.

   Qualcuno di fronte al mondo che lo rifiuta si è ritirato, isolandosi sdegnosamente. Non così Gesù: non si separa dal popolo ma, al contrario, resta in mezzo al popolo che lo rifiuta; trasforma il rifiuto che subisce in un atto d’amore, segno vivente della fedeltà incrollabile di Dio che mai abbandona l’umanità.

   Andar dietro a Gesù può essere scoraggiante, ma c’è un risvolto incredibile: Chi vuol salvare la sua vita la perde, chi la perde la salva.

   Ti illudi, vuol dire, che per salvare la tua vita devi custodirla gelosamente: così la perderai. Hai paura di perderla donandola, e invece la troverai.