La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 2 ottobre 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXVII Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: Gen 2,18-24 /Sal 127Eb 2,9-11 / Mc 10,2-16

Donna, uomo e bambini nel progetto divino.

XXVIITO   Continua l’insegnamento di Gesù a quelli che lo seguono nel cammino di avvicinamento alla gloria della Croce. Croce che vuol dire dono di sé. Croce è dono della propria vita ma non per morire, bensì per amare e mettersi a servizio degli altri, per riscattarli… La sequela di Gesù è applicata a situazioni concrete: matrimonio, ricchezza, autorità. Come possono seguire Cristo un uomo /una donna che si dedicano alla politica o all’economia o vivono da sposati? Il matrimonio è una situazione che si vive da discepoli portando la Croce, cioè il peso del dono di sé, del servizio, dell’amore… e ce n’è per tutti i giorni! Al tempo di Gesù il matrimonio fedele e durevole era considerato un ideale di vita elevato, ma la possibilità di rompere col divorzio era fuori discussione. La Legge di Mosè aveva regolamentato la materia e si discuteva se permetterlo con manica più stretta o più larga. Ecco la scuola rabbinica di Hillel, più permissiva: bastava che la moglie facesse qualcosa di sgradito al marito o che questi si innamorasse di un’altra. La scuola Schammai invece interpretava in senso più restrittivo: solo in caso di tradimento del coniuge.

   Qualcuno pensa di porre la questione a Gesù per sentire il suo parere, per metterlo alla prova. E Gesù non si schiera per nessuna delle due interpretazioni, né per quella più permissiva né per quella più rigorista. Supera i termini ristretti in cui la questione veniva posta e ai farisei che citano Mosè oppone un’altra citazione, un passo di Genesi che indica l’intenzione del Creatore: marito e moglie sono una carne sola e l’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto in unità. Da una parte la Scrittura ha pagato un prezzo alla durezza di cuore degli uomini concedendo il divorzio, ma Gesù insegna a discernere e a vedere l’intenzione profonda di Dio.

   Il progetto del Creatore sulla coppia è la stabilità. È un’alleanza stabile, quella voluta da Dio fin dall’inizio. Gesù non intende introdurre novità sul matrimonio, ma ricuperare un’idea già presente nella Bibbia. Con occhio penetrante vede il disegno di Dio, ma è consapevole che non è facile leggere questo dato a causa della durezza di cuore (sclerocardia). Una durezza che non è dovuta ad arretratezza culturale, ma all’incapacità di correre il rischio del dono completo di sé che è nota essenziale del vero amore di Dio e dell’uomo.

   Il vincolo della coppia è segno di alleanza definitiva e di solidarietà totale. Non è catena né prigione. Per i discepoli di Gesù sposati, il matrimonio è la loro via per seguirlo, nel dono completo di sé come fa lui, nella fedeltà definitiva, in una solidarietà più forte di ogni tradimento che può subire. È sempre la logica della Croce che si applica anche al matrimonio. La fedeltà nuziale è per gli sposati il luogo storico e concreto in cui attuare la sequela di Gesù.

   In fondo al brano evangelico si parla dei bambini: Lasciate che i bambini vengano a me. Al giorno d’oggi, i bambini sono molto più curati e protetti che ai tempi di Gesù. Egli prese un bambino come tipo dell’emarginato, come la personificazione di colui che non conta niente. In netta antitesi con la mentalità del suo tempo, afferma che il regno di Dio appartiene a quelli come loro.

   L’episodio tradisce ancora una volta l’incomprensione dei discepoli che sgridavano i bambini. Gesù si indignò di questo. Poco prima aveva insegnato ad accogliere i piccoli, i deboli, gli emarginati… Capito niente! Deve ricominciare da capo, sempre e… niente paura se anche noi ci si accorge di dover sempre ricominciare ogni giorno. Con Gesù c’è sempre da imparare e da migliorare in tante cose.