La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 16 ottobre 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXIX Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: Is 53,10-11 /Sal 32 / Eb 4,14-16 / Mc 10,35-45

Servizio: una qualità della vita.

XXIXTO   Si continua a camminare dietro a Gesù che va, passo dopo passo, verso la passione e la Pasqua. C’è chi si è già tirato indietro ancor prima di cominciare, come il giovane ricco di domenica scorsa. E c’è chi continua a seguire il maestro, ma resta distante chilometri dal suo modo di pensare.

   Con una certa sfacciataggine, i figli di Zebedeo avanzano la pretesa dei primi posti: Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo. Tutti gli altri se la prendono con loro, non per la richiesta inopportuna ma perché i due volevano scavalcarli con la loro pretesa.

   Come si può modificare questo modo di pensare? Come si può guarire tutta questa incomprensione che c’è nei discepoli? Ci vorrebbe un miracolo, perché i sogni di grandezza sono molto ben piantati nella mente degli uomini e coltivati da lungo tempo. A nulla era servito quanto Gesù aveva detto prevedendo quello che gli sarebbe accaduto. Lo aveva appena ribadito per la terza volta, aggiungendo che l’avrebbero umiliato, schernito… che gli avrebbero sputato addosso, lo avrebbero flagellato. Non era certo una bella prospettiva.

   Dapprima Gesù replica ai soli Giacomo e Giovanni e indica loro ciò di cui debbono veramente preoccuparsi: non di sedersi alla sua destra o alla sua sinistra, ma di “bere il suo calice” e di condividere il suo “battesimo”, che vuol dire l’immersione nella sua morte e risurrezione. In altre parole, la vera preoccupazione dei discepoli dev’essere quella di seguire Gesù nella sua donazione completa.

   Poi, in un secondo momento, lo sguardo di Gesù abbraccia tutto il gruppo dei discepoli. Chiamatili a sé, disse loro… le cose che riguardano l’autorità nella comunità: l’autorità dev’essere intesa come servizio e non come dominio.

   Per far capire il suo pensiero, Gesù fa prima il confronto, in negativo, con l’autorità mondana dalla quale devono prendere le distanze: Non così fra voi!

   Poi il confronto positivo è con lui stesso. Dice che bisogna conformarsi al comportamento del Figlio dell’Uomo che è venuto non per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti. Poche parole, lapidarie, che interessano direttamente anche noi.

   Sono venuto per… Servire è dimensione di tutta l’esistenza e non qualche scampolo del nostro tempo e della nostra attività. Servire è un modo di esistere, è uno stile che viene dal profondo: dal modo di pensare e di ragionare, prima che di fare. Quindi non si parta in quarta per fare tante cose, ma ci si domandi perché facciamo, con quale animo…

   Servire si oppone nettamente alla logica del farsi servire. Per il Vangelo, se un uomo è egoista, lo è dappertutto. Se è tutto occupato nella ricerca di sé, lo è sempre, nella vita privata come nella vita pubblica. Ciò significa che non si possono vivere alcuni spazi come servizio e altri come ricerca di sé. Il servizio deve diventare una qualità della vita. È qualcosa che ha modificato il centro della persona.

   Gesù dice che dà la sua vita in riscatto per molti: allude alla solidarietà tra parenti stretti e che vuole sia estesa a tutti. Quando il fratello è in difficoltà, qualsiasi difficoltà, non puoi far finta di niente. Il discepolo si sente responsabile degli altri.

   Il vero servizio non raggiunge solo le necessità della gente, ma accoglie ogni persona. Si può essere anche molto efficienti nella carità, trascurando poi le persone.

   Oggi Gesù ci ha parlato di sé stesso. Per continuare a seguirlo sulla via della Croce come discepoli, occorre servire e far dono della vita esattamente come sta facendo lui.