La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 6 novembre 2021 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXXII Domenica del Tempo Ordinario – B –

Letture: 1Re 17,10-16 /Sal 145 / Eb 9,24-28 / Mc 12,38-44

Doniamo a Dio tutto il nostro ascolto!

XXXIITO   Gesù guarda, osserva…

   Una persona si conosce anche dal suo modo di guardare, non solo dal suo modo di parlare e di agire.

   Gesù vede gli uccelli e i fiori e vi scorge l’amore provvidente del Padre. Nel contempo vede l’affannarsi insensato degli uomini che non pensano al Padre. Vede i bambini che giocano in piazza e ne fa una parabola.

   Gesù vede il lavoro del contadino e pensa al regno di Dio: il seminatore, il seme che cresce sotto terra, il piccolo seme che diventa un grande albero, il grano e le erbe infestanti… Per Gesù anche le cose più semplici e abituali fanno pensare alla meraviglia del regno di Dio.

   Lo sguardo di Gesù è poetico e religioso, appassionato, profondo e penetrante. Guarda i farisei: uno sguardo severo che vede l’inganno delle loro domande e la falsità del comportamento. Vede la vedova povera e il comportamento degli scribi, la vera e la falsa religiosità.

   Mentre osserva il via vai del tempio, Gesù nota i dottori della legge che hanno lunghe vesti con sopra ricamate le parole della legge. Si mettono bene in vista, hanno diritto ai primi posti, pregano a lungo. Sono uomini che sfruttano la posizione che occupano e la stima del popolo per la loro vanità: “Gonfi di niente!” direbbe un prete poeta mio amico.

   Parlano continuamente di Dio, ma in realtà pensano al loro onore. E come ciò non bastasse, sfruttano la povera gente.

   Bisogna dire che non tutti gli scribi e non tutti i farisei erano così. Gesù si rivolge ai discepoli perché non si lascino troppo affascinare da loro. Scribi e farisei sono diventati simbolo di molte storture in cui può cadere la vita religiosa in ogni tempo, anche la vita cristiana.

   Storture della religiosità sono descritte con estrema chiarezza, secondo lo stile inconfondibile del Vangelo.

   Vanità, ostentazione, una pratica religiosa priva di passione per la giustizia: una sottile idolatria che fa della ricerca di sé, della propria gloria, il centro della questione.

   Nel cortile del tempio erano allineate le ceste nelle quali venivano gettate le monete. Probabilmente gli offerenti dovevano dichiarare l’entità del dono e la destinazione.

   Gesù vede i ricchi che fanno laute offerte e vede una povera vedova che offre poche monete, tutto quanto possiede. Su di lei Gesù richiama l’attenzione dei discepoli e usa parole riservate agli insegnamenti importanti: In verità vi dico… Gesù ha trovato un gesto autentico e vuole che i discepoli lo imparino.

   Ciò che ha colpito Gesù non è l’assenza di ostentazione, ma la totalità del dono. Quella vedova non ha dato il superfluo (cioè quello che avanza dopo aver garantito la propria vita entro ampi margini di sicurezza), ma tutto quello che aveva per vivere.

   C’è chi dona ma solo dopo aver messo al riparo il proprio benessere: è un donare che non cambia nulla nella propria esistenza.

   Quella povera donna, invece, ha dato tutto al Signore, convinta che dare a Dio significa ricevere.

   E questo è fede, fede autentica.

   Che cosa possiamo dare a Dio, dopo che abbiamo ricevuto tutto da lui? Possiamo dare anche il poco che abbiamo.

   Possiamo dare anzitutto il nostro ascolto.

   È più quello che si riceve dal Signore che quello che si dà.