La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 18 dicembre 2021 - Papa Francesco

IV Domenica di Avvento – C –

Letture: Mi 5,1-4 /Sal 79 / Eb 10,5-10 / Lc 1,39-45

Il mondo ha urgente bisogno del Salvatore.

IVAVV   Nell’annunciazione i verbi sono al futuro: Avrai un figlio. Sarà grande. Sarà Figlio dell’Altissimo… Ora, dopo l’annunciazione, i verbi cominciano ad essere tutti al passato: Maria si alzò, andò… il nascituro di Elisabetta sussultò, fece cioè sentire la sua presenza… Ormai l’evento si è compiuto: le due nascite sono imminenti.

   Maria ha la grande notizia da portare ad Elisabetta, per renderla partecipe della venuta di Dio tra noi e vuol essere partecipe, a sua volta, del segno datole dall’Angelo: Elisabetta, tua parente, sterile nella sua vecchiaia, avrà un figlio.

   Maria si alzò e andò in fretta verso la montagna.

   La fretta di salire nella regione montuosa si ripeterà a Natale, recandosi a Betlemme per il censimento, e successivamente al tempio per la presentazione del bambino Gesù. La salita a Gerusalemme sarà anche la direzione del cammino che Gesù farà con determinazione verso la sua Pasqua di morte e risurrezione.

   La fretta: viviamo nella fretta. Se non è ben indirizzata e motivata, la fretta non è mai consigliabile. Tutti i problemi più grandi vanno affrontati non con la fretta e cercando la soluzione più facile e veloce.

   Il Natale ci mette fretta, ma occorre sapere quale Natale si vuole e si cerca. Corriamo per raggiungere, per fare tante cose, per trovare Gesù nel Natale. Il Natale, in fondo, è ben questo!

   Maria invece porta Gesù in sé e ci coinvolge a fare come lei. Gesù ce l’abbiamo già e lo dobbiamo portare a questo mondo in cui viviamo. C’è una certa fretta in Maria, ma per questo motivo: il mondo ha urgente bisogno del Salvatore, ha fretta di ricevere Gesù. E Gesù ha bisogno di noi oggi come un tempo ha avuto bisogno di Maria.

   Il mondo è destinatario dell’annuncio come Elisabetta che accoglie Maria con grande gioia. Il mondo è vecchio, come Elisabetta, e sterile (così sembra!), pieno di problemi gravi e insolubili.

   Elisabetta vede colei che è la madre del suo Signore. Non solo, definisce beata colei che ha creduto. Vede Maria come donna credente, capofila di un’umanità che crede, che si affida a Dio e che vive secondo la sua parola.

   Una certa fretta, che ci auguriamo di avere anche noi per portare il Figlio di Dio, è una fretta che renderà il Natale tutt’altro che irrilevante.

   Il mondo aspetta Dio, ma Dio ha scelto un villaggio poco rilevante, come Betlemme, e due donne marginali: una ragazzina vergine e un’anziana… che però è capace di lodare a gran voce Dio e a raccontare a voce alta le sue opere: degna madre di colui che si chiamerà “voce che grida nel deserto”.

   Lo Spirito Santo è la forza che crea la presenza del Messia in Maria e poi nel nostro mondo. Lo Spirito Santo ha riempito Elisabetta e l’ha fatta parlare benedicendo, cioè dicendo bene…

   Sta a Dio volersi servire ancora di credenti che magari, apparentemente, sono marginali. Sta a lui servirsi di comunità cristiane sempre meno rilevanti, all’osservatore esterno, ma Dio certamente continuerà a far dono del suo Figlio anche agli uomini d’oggi.

   Sta poi al mondo decidere se accettare o meno che Dio lo raggiunga per la via della marginalità e anche della impossibilità apparente di una Chiesa poco prolifica e, apparentemente, poco efficace, ma in grado di portare ancora il Cristo agli uomini d’oggi.