La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 8 gennaio 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

Battesimo del Signore – C –

Letture: Is 40,1-5.9-11 /Sal 103 / Tt 2,11-14;3,4-7 / Lc 3,15-16.21-22

Il cielo si aprì…

BATT   Giovanni Battista si accorge che la gente si chiede se non sia proprio lui il Messia. Subito distoglie l’attenzione da sé e la dirige su un altro: più forte di lui e che battezza in Spirito Santo.

   Il battesimo di Gesù, posto all’inizio della sua missione, è un fatto indispensabile per comprendere la sua identità e la direzione che prende la sua azione fin dall’inizio. Gesù è il Figlio amato nel quale Dio si compiace.

   Il battesimo di Gesù è un fatto storico, raccontato da tutti i Vangeli nonostante fosse un fatto che recava un certo disagio: poteva far pensare che Gesù fosse inferiore a Giovanni o che avesse bisogno di conversione come gli altri uomini. Se hanno tramandato l’episodio, vuol dire che l’hanno considerato particolarmente importante. Il battesimo è il tornante che segna il passaggio dal Battista a Gesù, dal vecchio al nuovo testamento: è la fine dell’attesa e la novità è racchiusa nel lato inaspettato del fatto, che mette un po’ a disagio.

   La folla ascolta Giovanni che invita alla conversione e annuncia la venuta imminente del Messia. La gente si immerge nel fiume e confessa il proprio peccato e anche Gesù si aggrega a questo battesimo collettivo come uno che non si distingue dagli altri. La decisione di Gesù di sottoporsi a questo battesimo è una prima rivelazione carica di significato. Partecipando al movimento di rinnovamento del Battista nel suo popolo, Gesù mostra di impostare la sua vita come solidarietà nei confronti degli uomini. Solidarizza con l’umanità e ne assume la storia. Non è un Messia accanto alla comunità ma in mezzo ad essa. Nella decisione di confondersi con la folla dei peccatori in cerca di conversione è già nascosta quella logica che guida tutta la sua esistenza e gli permette di intendere la sua morte come riscatto per tutti.

   Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera. L’attenzione dell’evangelista non cade sul battesimo, ma su Gesù in preghiera. Questa circostanza è importante per Luca: per lui la preghiera e il dono dello Spirito sono strettamente congiunti. La preghiera cristiana è essenzialmente una domanda a Dio del dono dello Spirito. Infatti la comunità è in preghiera a Pentecoste quando scende lo Spirito.

   A questo punto il cielo si aprì. Dopo che Gesù è stato battezzato, confuso tra la gente, la voce che si fa sentire e lo Spirito che scende su di lui sono l’evento che distingue e ora precisa chi è Gesù.

   Il cielo si aprì, a volte nella Bibbia segna una visione: un profeta intravedeva il mondo di Dio. In questo caso non c’è lo sguardo che sale nel mondo celeste, ma la discesa dello Spirito dal mondo celeste. Si avvera l’attesa dell’antico testamento espressa da Isaia: Oh, se tu aprissi i cieli e discendessi! Questo riferimento dà un significato importante al battesimo di Gesù. Vuol dire che dopo un lungo periodo di silenzio da parte di Dio, ora con la discesa dello Spirito, inizia il tempo atteso nel quale Dio di nuovo si dona agli uomini e torna a parlare.

   E discese su Gesù lo Spirito Santo. Non viene donato a Gesù uno Spirito particolare, né gli viene donata una misura parziale: gli viene donato lo Spirito nella sua pienezza, in modo intimo e stabile. Lo Spirito non è descritto qui come una forza divina che trasforma Gesù, quasi dandogli una nuova personalità. (Così era nelle vocazioni dei profeti). Lo Spirito non trasforma Gesù, ma svela pubblicamente chi egli è. Gesù è mostrato, non diventa Figlio e Messia.

   Gesù pertanto è portatore di una novità che non è riducibile a ciò che è già stato. La comunità credente gli va dietro e cammina in questa novità.