La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 15 gennaio 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

II Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Is 62,1-5 / Sal 95 / 1Cor 12,4-11 / Gv 2,1-11

Gesù inaugura la nuova alleanza.

IITO   In questo episodio, che è il primo “segno”, Gesù manifestò la sua gloria. Gesù a nozze: è semplice e umano, ma che cos’è la sua gloria? Sbaglieremmo se fermassimo l’attenzione sulla potenza e straordinarietà del gesto compiuto da Gesù: non la potenza, ma la gloria. Si è portati a pensare che la potenza è segno della divinità: più un miracolo è potente, più è divino. Invece il cristiano deve scoprire la gloria del Verbo fatto carne: prima caratteristica della gloria non è la straordinarietà, ma la grazia e la verità di cui è pieno il Verbo.

   La prima cosa che balza agli occhi è l’abbondanza del vino. Il vino sostituisce l’acqua preparata per il rito di purificazione, il lavaggio delle mani. Questo è segno che Gesù è Messia, inaugura la nuova alleanza e stabilisce la nuova legge. L’occasione è una festa di nozze e vien da pensare che il vero sposo in realtà è il Messia, sposo divino per l’umanità.

   Attenzione all’idea di cambiamento che la messianità di Gesù comporta: c’è qualcosa di vecchio, l’acqua per la purificazione rituale, che deve lasciar posto a qualcosa di nuovo: il vino. L’antica legge deve lasciare posto alla nuova.

   Gesù dice che non è ancora giunta la sua “ora”. Gesù rivela di essere tutto proteso verso l’ora, che sappiamo è la Croce e risurrezione. È alla luce dell’esaltazione della Croce che si comprende la gloria. La gloria che a Cana si è manifestata per la prima volta è lo splendore glorioso di Dio, è lo splendore dell’amore. La potenza dell’amore che resta fedele, in Gesù, fino al dono completo di sé.

   Questo fu l’inizio dei segni: che cosa produce questo segno? E gli altri in modo analogo? 1) rivela la gloria di Dio; 2) i discepoli credettero in lui (credere significa far parte di coloro che possono dire Abbiamo visto la sua gloria).

   I discepoli credettero in lui: notare lo slancio che c’è nella fede “in” Gesù. Credere in Gesù è atteggiamento dinamico: non si crede in una cosa, in una dottrina, ma in una persona. Discepolo è chi si fida di Gesù, si abbandona a lui e si lancia dietro a lui. Gesù Messia occupa il posto centrale nella scena, ma c’è la Madre di Gesù che non scompare e trova il suo posto più corretto e luminoso. Vissuta totalmente all’ombra di Gesù, Maria ne accoglie la luce e a sua volta la riflette. Il testo parla molto di lei: la descrive nell’atteggiamento di chi è attento, si accorge, coglie il bisogno e si preoccupa: Non hanno più vino. Si rivolge a Gesù con una domanda tanto discreta, nascondendosi dietro la semplice constatazione. Non chiede nulla, solo avverte Gesù e attira l’attenzione su di lui, mettendosi da parte: Qualsiasi cosa vi dica, fatela.

   Maria come Madre e discepola deve fare un cammino: la parola discreta a Gesù contiene la speranza dell’intervento miracoloso. A sua volta Gesù esprime la necessità di passare dal Messia dei miracoli al Messia della Croce. I discepoli devono passare dalla fede dovuta ai miracoli, alla rivelazione della gloria. La gloria di Cana va messa accanto alla gloria del Crocifisso. Ai piedi della Croce, quando l’ora di Gesù è giunta, Maria diventa la discepola perfetta che ha percorso tutto il cammino della fede: sia perché vede nel Crocifisso il Figlio di Dio sia perché ne condivide il dolore.

   Questo ancora non basta, occorre un ultimo passaggio: riconoscere il Figlio di Dio negli uomini, amandolo negli uomini, condividere la sua Croce condividendo il dolore del mondo. Quest’ultimo passo è a volte più difficile. Gesù invita sua Madre a compierlo: Donna, ecco tuo figlio. Come dire: l’amore che hai per me, le tue attenzioni, dirigi tutto verso Giovanni, verso i discepoli, verso gli uomini.