La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 12 marzo 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

II Domenica di Quaresima – C –

Letture: Gen 15,5-12.17-18 /Sal 26 /RFil 3,17- 4,1 /Lc 9,28-36

Ascoltatelo!

   Apocalisse vuol dire rivelazione e non è l’Apocalisse, quella distruzione sotto i missili che vediamo nell’Ucraina martoriata. La trasfigurazione di Gesù è un racconto “apocalittico” e rivelatore, nel senso che rivela Gesù in quello che veramente è, al di là delle apparenze. Apparentemente Gesù è un uomo semplice, eccezionalmente buono e mite, e anche chiaro e deciso… ma il significato profondo della sua persona e della sua opera non si vede, il significato nascosto della sua opera non appare subito: bisogna scoprirlo… o, meglio, ci viene rivelato!

La bellezza e la gloria di Gesù sono intravviste sul monte come in un lampo e in un tempo breve perché poi, subito dopo, dopo il lampo, la nube e la voce “ascoltatelo!” rimase Gesù solo. Insieme a questa voce, restava anche il ricordo dell’argomento della conversazione di Gesù con Mosè ed Elia: il suo esodo. I due personaggi centrali dell’Antico Testamento, Mosè ed Elia, sono i protagonisti dei libri biblici della Legge e dei Profeti. Argomento era l’esodo che Gesù stava per compiere a Gerusalemme. Strano esodo quello di Gesù, incamminato verso la Croce e la risurrezione. Gesù va avanti, passa tra la gente, ne condivide le difficoltà e le sofferenze. Gesù non scappa per mettersi in salvo, ma guida il suo popolo come Mosè nel deserto della vita, orienta il popolo con la parola e lo tiene unito. Come oggi il popolo ucraino: resiste, si sente unito dalla forza che hanno i deboli e gli oppressi. È una forza che viene da Dio! Gesù, come Elia, viene rifiutato e deve nascondersi in luoghi solitari, così il popolo che scappa dai bombardamenti a mani vuote e si nasconde sotto terra. Il Vescovo degli Ucraini ha detto che il suo popolo è vittima di espiazione e ci redime anche noi col sangue e le lacrime.

La trasfigurazione di Gesù permette di intuire la bellezza dell’amore vero e la grandezza del farsi dono. Anche Mosè si era offerto senza contraccambio, rinunciando alla condizione di figlio del faraone per condividere la condizione di schiavitù del suo popolo.

A questo amore oblativo si riferiva il grande scrittore Dostoevskij quando scriveva che la bellezza salverà il mondo. Questa frase è molto citata… ma per il momento si vede solo la bruttezza delle distruzioni, delle vittime e delle sofferenze dei fuggiaschi. Mai come in questi momenti si sognano i valori del Vangelo: la fratellanza, la solidarietà, la pace tra i popoli… nell’armonia dell’arte… la bellezza di tutto ciò che la guerra distrugge.

L’esodo di Gesù è l’esodo dei suoi seguaci: verso la risurrezione attraverso la Croce. Il momento gioioso della trasfigurazione è solo un anticipo di ciò che sarà. Esistono momenti luminosi e chiari che sono disseminati lungo il cammino del popolo di Dio: essi sono caparra di quello che è promesso. Occorre far credito al Signore in questo, senza paura.

Nella condizione attuale, viviamo la passione di Gesù in attesa della risurrezione e del suo ritorno glorioso.

Gesù incamminato verso la Croce è il profeta definitivo, è il rivelatore più completo di Dio. Abbiamo sentito il comando del Padre: Ascoltatelo!

Gesù resta. Resta solo lui per il discepolo. Non si vede più la sua gloria. Ci resta solo il suo Vangelo. Resta la sua Parola.

La bellezza che salva il mondo è l’amore. L’amore che condivide il dolore. La bellezza che promana dal Vangelo permette a tutti noi di giocarci la partita della vita… meglio che possiamo, sempre meglio! Con fiducia.