La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 26 marzo 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

IV Domenica di Quaresima – C – (Laetare)

Letture: Gs 5,9-12 /Sal 33/2Cor 5,17-21 /Lc 15,1-3.11-32

Occorre ritrovare il Padre.

   L’allontanamento da Dio può avvenire anche restando vicino a lui, da separati in casa, come il figlio maggiore.

L’allontanamento da Dio non avviene solo quando la seduzione attira col miraggio di una felicità che si rivela subito priva di consistenza e ha come esito la delusione amara. Il figlio giovane che se ne va da casa potrebbe essere immagine, per certi aspetti, della nostra società occidentale che si è emancipata da Dio? Società che si è vista libera, ricca, autonoma tanto da non dover rendere conto a nessuno? Il modello occidentale è messo oggi sotto la lente e si comincia a sentire timidamente qualche forma di autocritica… Si stenta ad ammetterlo, ma lo sbaglio è l’allontanamento dalla famiglia del Padre e rincorrere il miraggio di vivere bene anche senza. Molti hanno fatto come il figlio giovane che non era in pace con sé stesso e hanno cercato altri paradisi. Molti altri hanno fatto invece come l’altro figlio e sono rimasti in famiglia, ma poco convinti, ligi più o meno al dovere ma senza entusiasmo, senza amore. In questa condizione diventa facile tenere il dito puntato verso gli altri… nella parabola si tiene il dito puntato contro il fratello scioperato, spendaccione, che ha fatto la bella vita. Ma lui è tornato e l’altro? Per il momento se ne sta fuori.

In nessuno dei due casi si è capito quanto si sia fortunati a vivere da figli e avere un Padre così. Non si apprezza abbastanza poter vivere insieme fraternamente. Lo si capirà forse, ma dopo aver molto sofferto e aver provato la solitudine, come il primo che è arrivato fino alla perdita di ogni dignità. Oppure come l’altro convivendo col risentimento, nella durezza d’animo e nella freddezza del giudizio.

In entrambi i casi la persona si è allontanata e ora non sa più chi è. Non sa che Padre ha, quale fortuna sta nel fatto di vivere con lui e di sentirsi dire: Quello che è mio è tuo.

   Riscoprire l’amore che scorre gratuito e sovrabbondante: è la grazia che oggi è data da questo Vangelo.

Occorre ritrovare il Padre. Non si deve contestare quel Padre per quel suo atteggiamento strano e permissivo, di fare ciò che gli è chiesto senza abbandonarsi a invettive.

Ritrovare il Padre vuol dire gioire della sovrabbondante misericordia, perché la vita non può ridursi a un computo di colpe e sbagli, di meriti e demeriti.

Occorre condividere l’amore generoso vissuto nella casa del Padre anche se, pur non essendosi mai allontanati, forse non lo si è apprezzato abbastanza.

Non si deve covare risentimenti per chi sbaglia e, dopo aver sbagliato, rientra in sé stesso. Vedere anche i piccoli segni di ravvedimento e notare tutte le azioni positive.

Per il Padre è sempre rimasto figlio anche quello che si è allontanato. Quindi deve sempre essere considerato fratello nella famiglia del Padre.

Non sentirsi servi nella casa del Padre e considerare una grazia, non una fatica immane, quello che si fa.

La parabola dice che probabilmente sbagliamo tutti nei confronti del Padre celeste. Dobbiamo far meglio i nostri calcoli su di lui e apprezzare molto di più quello che ci dà… apprezzare tante piccole cose a cui non diamo forse tutto il valore che meritano.