La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 23 aprile 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

II DOMENICA DI PASQUA – C – Domenica della Divina Misericordia

Letture: At 5,12-16 /Sal 117 /Ap 1,9-11.12-13.17-19 /Gv 20,19-31

“Vi do la mia pace. Mando voi.”

   L’apostolo Tommaso, persona difficile.

Aveva mostrato grinta quando ha detto: Andiamo con lui, a Gerusalemme! A morire anche noi con lui!

Poi, quando ha visto la piega che le cose hanno preso, è sparito. Se n’è andato. Non sappiamo dove. Sappiamo solo che manca, che nella comunità non c’è più.

Si può immaginare la sua delusione, la sua tristezza, la solitudine. Gli altri apostoli almeno erano rimasti insieme. Non se n’erano andati. Proprio quel loro rimanere è stato premiato.

Sono stati ripagati con la presenza del Signore risorto che a loro ha detto: Vi do la mia pace. Mando voi. Li ha inviati, proprio come un giorno il Padre aveva mandato lui.

Primo destinatario della missione consegnata alla comunità dei discepoli pare proprio Tommaso. È una comunità che patisce il peso dell’assenza di qualcuno e non si rassegna.

A quanto pare, la prima cosa che sente di dover fare è mettersi sulle tracce di Tommaso. Lo slancio spontaneo, che deriva dall’incontro del Signore risorto, pare sia la ricerca dei perduti: l’ansia per chi si è allontanato.

Il Figlio di Dio aveva detto: Padre, non voglio che nessuno vada perduto di quelli che mi hai dato. Vogliamo ereditare anche noi la stessa preoccupazione e non voler che alcuno si perda.

Per quanto possa capitare di staccarsi dagli altri e di andare in crisi, come Tommaso, nessuno è mai escluso dal piano di salvezza del Padre. Neanche se uno volesse sbattezzarsi, la Provvidenza lo trascurerebbe. Per quanto io possa prendere le distanze da lui, Dio non prenderà mai le distanze da me.

Quanto ogni persona sia costata cara a Dio è testimoniato dalle ferite del Figlio, che sono conservate dopo la risurrezione a perenne memoria.

Comunque Dio non forza Tommaso. È rispettoso e discreto. La forza di Dio pare sia stata posta nel legame mantenuto tra i discepoli. La forza sta in quel: “gli dicevano”. Abbiamo visto il Signore! Un’azione continuata, non di una volta sola, come a voler provarle tutte, pur di non perdere uno. E cosa gli dicevano? Non discorsi. Non rimproveri. Portavano semplicemente la loro esperienza: Abbiamo visto il Signore!

Si parla solo di ciò che si è sperimentato. Si invita a ricredersi, piuttosto che insistere: torna!

Tommaso muove i suoi passi grazie alla mediazione operata dai suoi fratelli. Certo Gesù avrebbe potuto raggiungerlo direttamente, dove si trovava, ma non l’ha fatto. Ha lasciato fare alla comunità.

Non tocca a noi creare per gli altri l’incontro personale che dà senso all’esistenza. Se mai possiamo favorirlo. Preoccupiamoci piuttosto affinché non ci sia nessuno che resta dimenticato perché nessuno va a cercarlo o non c’è nessuno che condivide un tratto di strada insieme.

Tommaso non domanda di vedere la faccia del Signore risorto, ma solo le piaghe. Gli basta vedere i segni che ricordano quanto Dio ha amato, non solo quanto ha sofferto.

Noi ora vediamo le piaghe del Figlio di Dio nella carne sofferente e martoriata di molti fratelli. L’avete fatto a me! Così insegna il Vangelo.

Ma il Vangelo insegna anche che il Signore ha pazienza: come ne ha avuta per Tommaso, ne ha anche per i nostri ritardi e le nostre fatiche.