La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 16 luglio 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XVI Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Gn 18,1-10 /Sal 14 /Col 1,24-28 /Lc 10,38-42

Maria ha scelto la parte migliore.

   Marta ospitò Gesù col gruppo dei suoi seguaci mentre era in cammino verso Gerusalemme.

Non è un’ospitalità qualsiasi. Ospitare, dare alloggio è un’arte: è l’arte del turismo (non per nulla Marta è patrona degli albergatori). Ospitare è una grande carità, specialmente nel caso dei profughi in fuga da guerre!

Ma nel caso di Gesù e degli apostoli è un’ospitalità che cambia la vita.

La storia della missione di Gesù e degli Apostoli è fatta di ospitalità e accoglienza gioiosa, ma anche di porte chiuse in faccia: il primo villaggio di samaritani aveva respinto Gesù e i suoi. Ora una donna, Marta, lo accoglie in casa; più avanti, nel medesimo viaggio, lo ospiterà Zaccheo, quello arrampicato sull’albero per vedere Gesù.

Nel Vangelo e negli Atti l’ospitalità è uno dei segni della fraternità cristiana e un dovere verso i missionari. Si tratta di un’ospitalità che richiede una disponibilità particolare, perché Gesù e i suoi discepoli portano in casa una “parola” che capovolge le tue abitudini e il tuo modo di pensare e di vivere.

Così avviene a Marta. Si sente dire da Gesù una parola che esalta proprio quello che lei critica: Signore, non ti importa che mia sorella mi lasci sola a servire? Ma Gesù le risponde: Marta, Marta, tu ti preoccupi per troppe cose. Maria si è scelta la parte buona.

Quindi ospitare premurosamente, dare attenzione e ascolto alle persone, è un tema importante. Non è però l’unico insegnamento né il principale nel Vangelo di oggi. Infatti l’attenzione si sposta da Marta, che ospita il Signore, a sua sorella Maria.

Marta assume un ruolo che nella tradizione è tipicamente femminile: tutta affaccendata a preparare la tavola. Maria, al contrario, si intrattiene con l’ospite e assume un ruolo che la mentalità del tempo riservava agli uomini.

Fatto insolito: Maria che si siede ai piedi del Maestro e ascolta la Parola è figura tipica del discepolo. E questa è una novità. I rabbini non accettavano donne come discepole, perché diventar discepolo era riservato agli uomini. Per Gesù non è così. Anche le donne sono chiamate all’ascolto e al discepolato.

La comunità di Luca, nel Vangelo e negli Atti, è una comunità di servizio, ma anche (e soprattutto!) è comunità di ascolto. Il servizio alla tavola non è più importante dell’ascolto della Parola. I Dodici si fecero aiutare nel servizio alle mense dicendo: Non conviene che noi abbandoniamo la Parola di Dio per occuparci dell’assistenza.

Marta è lodevolissima, ma il suo è un servizio che distrae. Il troppo affaccendarsi impedisce di stare con l’ospite e fargli compagnia. Agitarsi e affannarsi è, per il Vangelo, l’atteggiamento dei pagani.

Certamente noi crediamo nel Signore e lo ospitiamo nella nostra vita: non capiti però di lasciare il Signore in un angolo, dimenticandolo!

Non facciamo come Marta, ma come Maria che mette al centro Gesù e quello che Gesù vuol condividere.

Maria non ha sbalzi di umore come Marta, che patisce la dispersione in molte cose fino a farla da padrona sulla vita di sua sorella e, quasi, anche sul Signore stesso: Dille che mi aiuti!

In realtà, l’aiuto lo dà Gesù a Marta, perché le fa trovare un senso nuovo per i suoi ritmi affannati.