La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 23 luglio 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XVII Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Gen 18,20-32 /Sal 137 /Col 2,12-14 /Lc 11,1-13

Insegnaci a pregare!

   Gesù partecipava sempre alla preghiera comunitaria del suo popolo: quella del sabato e quella delle feste religiose che ogni buon israelita osservava.

Gesù aveva anche momenti di preghiera personale nei quali si isolava per un certo tempo, guadagnava un suo spazio che sottraeva all’andirivieni della folla e perfino alla compagnia dei Dodici.

C’era in Gesù qualcosa che marcava la differenza rispetto alle pratiche comuni. C’era qualcosa che andava al di là delle richieste di aiuto che ognuno fa presenti a Dio per il proprio bisogno: c’era la sua condizione di Figlio e la sua relazione unica con il Padre.

Una volta l’aveva anche detto: lui compiva le azioni che aveva visto compiere dal Padre. Gesù aveva bisogno di riscoprire la paternità di Dio per farla sperimentare a quelli che incontrava.

La domanda “Insegnaci a pregare” contiene il desiderio dei discepoli (e anche nostro) di entrare nel mondo interiore di Gesù e nel segreto della sua relazione con Dio. Diciamo “insegnaci” perché da soli non si è in grado di vivere la nostra condizione di figli di Dio. L’umanità ha dimenticato di essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio e di avere quella relazione di amore da lui sognata.

Abbiamo bisogno che ci sia prestata di nuovo la chiave di accesso a quell’esperienza. Eccola dunque la chiave d’accesso: il “Padre nostro”. Il Figlio è venuto a ricucire le relazioni interrotte con Dio e, con una vera opera di guarigione, permette di vivere la sua stessa relazione col Padre.

Insegnaci a pregare” non vuol dire insegnaci una formula da recitare. Vuol dire insegnaci a ritrovare ciò per cui siamo fatti, cioè insegnaci a ritrovare il Padre.

Tutte le sensazioni di insoddisfazione derivano dall’averlo dimenticato, e dall’aver perso di vista il Padre. Siamo fatti per lui e senza di lui ci troviamo mancanti.

Il Vangelo continua dicendo che Dio è un Padre che dà ai figli tutto quello che va bene a loro.

Il Padre di Gesù è un amico che si può scomodare a tutte le ore del giorno e della notte. Non si importuna mai.

Il Padre è come un genitore saggio che non accontenta qualsiasi capriccio del bambino e sa bene di che cosa suo figlio ha bisogno. Gli dà soltanto ciò che sa essergli utile: non un sasso al posto del pane, e al posto di un uovo non una serpe o uno scorpione.

C’è soprattutto un dono che Dio non nega mai: lo Spirito Santo. È questo un pensiero particolarmente caro a Luca. Chiediamo sempre al Padre l’unica cosa che concede senz’altro: lo Spirito Santo.

In conclusione: impariamo da Gesù che pregare non è dire parole, ma piuttosto è vivere una relazione, proprio come un figlio col Padre.