La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 30 luglio 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XVIII Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Qo 1,2;2,21-23 /Sal 89 /Col 3,1-5.9-11 /Lc 12,13-21

Vivere per Dio.

   Il salmo 90 è una meditazione sul tempo e sulla vita. Comincia: Prima che i monti nascessero e la terra e il mondo venissero alla luce, da sempre e per sempre tu sei Dio. Poi quasi improvvisamente parla della brevità e fragilità del tempo dell’uomo: Tu fai ritornare l’uomo in polvere – ed è quello che abbiamo letto -. Gli uomini sono come erba che verdeggia: al mattino germoglia e alla sera è falciata e secca.

Il salmista mette a confronto il tempo di Dio e il tempo dell’uomo. L’esistenza di Dio è solida come roccia, quella dell’uomo è un soffio (altro modo di tradurre “vanità” di Qoelet), dunque vita breve e anche infelice.

La parola di Dio contenuta nel salmo non è scritta per umiliarci ma per far imparare una lezione: Insegnarci a contare i nostri giorni e acquistare un cuore saggio. Si domanda una grazia che, posto di fronte alla propria caducità, l’uomo impari a valutare il breve tempo che gli è dato, e a viverlo con cuore sapiente. Il tempo è breve e perciò è sciocco affannarsi per riempirlo di cose illusorie. Sfrutta il tempo, godilo anche, ma con cuore sapiente.

La solidità del tempo di Dio infonde fiducia, non umilia l’uomo. Gli suggerisce come può rendere solido anche il suo tempo fragile: cercando la durata in Dio, non in sé stesso. L’uomo è un soffio, tuttavia Dio si ricorda di lui.

È affidando a Dio la sua esistenza che l’uomo può rendere solida la sua fragile esistenza. Sia su di noi la dolcezza del Signore – continua il nostro salmo -. Saziaci al mattino col tuo amore: gioiremo tutti i giorni.

Dio ci ricorda. Dio ci tiene vivi. Dio è amore!

Abbiamo letto le parole amare di Qoelet: Chi ha lavorato con successo dovrà poi lasciare tutto a un altro che non ha faticato. Questo soffio amaro di Qoelet oggi passa anche per il Vangelo: quel tale che ha fatto un raccolto abbondante e ora va in pensione, vuol godersi la vita e non lavorare più, ma si sente dire: Questa notte morirai! Quel tale era già morto. Aveva creduto che la vita consistesse nell’accumulare per sé. La vecchia mamma di un parroco diceva: È meglio morire vivi che morti. Vivi, cioè felici!

La fine del ricco stolto è il fallimento di chi arricchisce per sé, e non arricchisce davanti a Dio, dice il Vangelo oggi.

Che cosa vuol dire vivere per Dio? È una domanda seria. Vuol dire fare molte elemosine? In chiesa? Qualche elemosina andrà bene, ma troveremo proseguendo nella lettura del Vangelo di Luca che vivere per Dio vuol dire anche altro: condividere ciò che si vive, condividere la vita con gli altri, amarci, aiutarci, darci una mano… pensare che gli altri sono importanti per me, hanno sentimenti come i miei, hanno diritto di essere amati e rispettati come me… Tutte queste cose, dice il Vangelo, vincono la morte. Gesù Cristo è risorto perché è vissuto così: ha dato la vita, ha detto che ogni uomo conta. Se Gesù fosse vissuto come un imperatore, che voleva conquistare il mondo con le armi, non sarebbe risorto… e, se risorgeva, avrebbe fatto rabbia a tutti!

Da quando il Figlio di Dio si è fatto carne, non c’è più contrasto tra il tempo di Dio e il tempo nostro. Il tempo dell’uomo diventa prezioso da quando il Figlio di Dio l’ha vissuto, senza sfuggire nessun problema: è vissuto fidandosi di Dio e degli altri, è vissuto per gli altri, è vissuto perdonando i peccatori, è morto come peccatore. Se Gesù ha vinto la morte, è perché nella sua vita breve ha vissuto la carità, cioè l’amore!