La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 6 agosto 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XIX Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Sap 18,6-9 /Sal 32 /Eb 11,1-2.8-19 /Lc 12,32-48

Vivere per Dio.

   Oggi troviamo questa esortazione insistente a esser vigilanti. Che cos’è la vigilanza evangelica? Prima di un elenco di cose da fare, è una tensione spirituale e un orientamento di fondo nei confronti delle varie situazioni della vita.

A chi si rivolge Gesù? Dice: Non temere, piccolo gregge… Ecco i destinatari delle esortazioni.

I profeti antichi parlavano di un “resto” di Israele: una minoranza di fedeli sparsi per il mondo che, nell’abbandono generale degli insegnamenti del Signore, rimangono attaccati alle sue parole e restano ostinatamente fedeli alla loro fede.

Loro prima caratteristica è di essere minoranza: cosa che può far sorgere il dubbio o la frustrazione, ma a torto! La storia di Israele, di Gesù e della Chiesa dimostra al contrario che la forza di Dio passa proprio attraverso minoranze, cioè un resto fedele e un piccolo gregge. Costoro in un mondo, dove i più si accodano alla mentalità corrente, mantengono vive le promesse del Signore.

Sono minoranze che si possono incontrare dovunque: nella Chiesa e nelle altre religioni, in tutte le razze e in ogni popolo. Sono la forza di Dio: non confidano nella potenza, nell’odio o nella violenza. Confidano in Dio e nel rispetto di ogni uomo, nella libertà, nell’amore. Desiderano servire. Hanno fame e sete di un mondo più giusto. È a costoro che il discorso sulla vigilanza è rivolto in modo particolare.

Per loro c’è il primo invito a eliminare ogni ansia e paura: Non temere, piccolo gregge. Vigilanza sì, fortezza e impegno, ma tutto in un clima di fiducia e tranquillità. Perché tutto ciò che è più importante è già al sicuro: Il Padre vostro si è compiaciuto di darvi il Regno.

Ci sono tre immagini, tre specie di parabole, che il vangelo usa per indicare l’atteggiamento da tenere.

   Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi (oggi diremmo rimboccandosi le maniche) e le lampade accese. Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che quando bussa gli aprano subito. Questa attesa è questione di ogni giorno, di oggi, non solo del tempo della fine.

Essere sempre pronti, con lo sguardo allo scopo della vita, con l’occhio al tesoro per il quale spenderla.

   Il Signore che viene all’improvviso come un ladro. Non sappiamo quando il Signore verrà, se oggi o domani (e quindi non si può far conto del ritardo), ma è certo che verrà all’improvviso: di qui la vigilanza, l’essere pronti.

È bene specificare che Luca non ha in mente qui il problema della morte, il fatto cioè che la vita di ciascuno può fermarsi così all’improvviso e quindi bisogna essere pronti. Luca sta pensando alla presenza del regno di Dio nella storia, sta pensando alle occasioni che il Signore offre e che i distratti possono non vedere e i superficiali considerare irrilevanti, ma che invece sono occasioni da afferrare prontamente.

   L’amministratore fidato e prudente: terza parabola che parla di fedeltà nell’amministrare i beni del padrone, cioè di responsabilità. Quali sono questi beni? Il testo non lo dice ma si pensa a tutti quei beni che Dio ci pone fra le mani e che vanno amministrati bene e non tenuti per sé.

Sono ricchezze e rapporti solidali e fraterni da vivere all’opposto di quel percuotere i servi e le serve e ubriacarsi…).

Responsabilità dunque, che è proporzionata alla conoscenza che ciascuno ha del padrone, e che in primo luogo riguarda i credenti.