La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 17 settembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXV Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Am 8,4-7 /Sal 112 /1Tm 2,1-8 /Lc 16,1-13

Che farò?

   Il cattivo esempio di un ragioniere scaltro e disonesto è usato da Gesù per un insegnamento ai suoi. Quale aspetto positivo vede in quel servitore infedele? Che sia perché, come si dice, Dio sa trarre il bene anche dal male? Invece S. Paolo insegna a vincere il male con il bene…

La parabola non attira l’attenzione sull’infedeltà del protagonista e neanche sui mezzi ai quali ricorre per farsi degli amici. La sua infedeltà non interessa a Gesù, né per condannarla né, ovviamente, per dire di imitarla. Vuole invece che ci lasciamo impressionare dalla sveltezza e dalla furbizia con la quale il ragioniere cercò, senza un attimo di esitazione, di mettere al sicuro il suo avvenire.

La scaltrezza dice molte cose positive. Positiva è la lucidità di cogliere la situazione nella sua gravità. Positiva è la velocità di cercare la soluzione, positivo è il coraggio di prendere subito una decisione.

Ebbene, coloro che sono dalla parte di Gesù e al suo seguito non dovrebbero avere la stessa prontezza e la stessa decisione nel perseguire i loro scopi, secondo la logica del Vangelo? Gesù vorrebbe che i discepoli avessero, a proposito del Regno, la stessa risolutezza. [È la risolutezza che vediamo nei santi, in particolare in papa Giovanni Paolo I].

Il ragioniere fu astuto nel conservare sé stesso e nel volgere la situazione a suo vantaggio: il cristiano dovrebbe essere altrettanto risoluto a spendersi per il regno di Dio. Certo il ragioniere scaltro e il discepolo appartengono a due logiche diverse: il primo alla logica del mondo e il secondo a quella del Regno. Sono due modi di concepire l’esistenza. Ciononostante il discepolo dovrebbe imparare dal ragioniere scaltro la risolutezza e la furbizia.

In che cosa consiste l’uso cristiano della ricchezza? In che senso il cristiano dovrebbe di fronte ai beni terreni mostrarsi accorto, risoluto, lungimirante?

La risposta è data da Gesù stesso: Ebbene, io vi dico: procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne. Qui si parla di elemosina da usare per farsi degli amici in grado di accogliere nelle dimore eterne.

Questi amici sono i poveri: amici di Dio che devono diventare amici nostri. Anzi, sono amici che rappresentano Dio stesso: è lui che ci accoglierà nella sua dimora.

Perché il Vangelo dice disonesta ricchezza? Perché l’economia non è facilmente governabile: lo vediamo tutti i giorni. La ricchezza è frutto spesso di ingiustizie e spesso diventa strumento di oppressione.

Nella parabola si parla di denaro, ma non va dimenticato che abbiamo anche altre ricchezze di intelligenza, sensibilità e capacità di fare molte cose. Che uso ne faccio in rapporto al Signore e in rapporto agli altri?

È molto diffuso un atteggiamento di delega: che finisce per attribuire ora all’uno ora all’altro il compito di provvedere a una precarietà o a un disagio. Si è puntuali nell’analisi delle situazioni, ma si finisce per non esser capaci di sporcarsi le mani.

   Che farò? si domanda il ragioniere scaltro.

Se non sei stato onesto, prova a restituire.

Se hai fatto del male, prova a far del bene.

Se hai fatto soffrire qualcuno, prova a renderlo contento.

Vedrai che se ti prendi carico della felicità altrui, Dio si fa garante della tua, in eterno.