La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 1 ottobre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXVII Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Ab 1,2-3;2,2-4 /Sal 94 /2Tm 1,6-8.13-14 /Lc 17,5-10

Aumenta la nostra fede!

   Per avere il coraggio di seguire Gesù occorrono due condizioni: la fede e l’umiltà. Aumenta la nostra fede, chiedono i discepoli, e anche noi domandiamo come loro sapendo di aver poca fede e sapendo di trovarci in pochi, a volte, a viverla consapevoli anche della fatica che si fa a mettere in pratica il Vangelo. Ma forse di fede non ne occorre tanta: ne basta poca, un granellino purché autentica, e il gelso (pianta imponente con tante radici) si sposterebbe.

C’è subito dopo la parabola del servo… il servo di uno di quei padroni incontentabili (ma Dio non è così!). Dio non è come quei padroni che sempre chiedono e pretendono, e non danno un attimo di pace ai loro servitori. Il Vangelo ci assicura che Dio è tutto l’opposto di un tale padrone.

Dio si è rivelato in Gesù che è venuto per servire e non a farsi servire. Gesù si è paragonato al cameriere che sta in piedi e serve. Non si è paragonato al cliente che sta seduto a tavola: Sono in mezzo a voi come colui che serve – ha detto.

La parabola insegna come dev’essere il comportamento dell’uomo verso Dio: totale disponibilità, come un cooperatore corresponsabile ma dipendente, e senza calcoli, senza pretese, senza contratti di lavoro (con Dio!). Non si entra a servizio del Vangelo con lo spirito del dipendente assunto: tante ore, e tanto di paga. Ci sono di quelli che concepiscono il rapporto con Dio come un contratto: io ti do tanto in obbedienza e tu mi devi tanto in premio. Gesù vuole che i suoi collaborino al Regno di Dio con spirito completamente diverso. Dopo una giornata di impegno non diranno: Ho finito! Il Vangelo insegna a non accampare diritti, a non vantarsi e, tanto meno, a fare confronto con altri. Dire semplicemente: Ho fatto il mio dovere. Non dirai proprio: Sono un servo inutile! Perché il tuo lavoro è stato utile.

Essere servi del Signore è un grande onore, perché anche Gesù, che è il Figlio, si è fatto servo di Dio e degli uomini.

Pure Maria si è definita “La serva del Signore”. È l’unico titolo che si è attribuita: Eccomi, sono la serva del Signore.

Maria, come ogni discepolo e ogni credente, ha compiuto un itinerario di fede: ha seguito il cammino del Figlio. Sapeva che suo figlio, Gesù, era il Figlio di Dio ma non sapeva il modo inatteso di esserlo, e il modo anche sconcertante di compiere la sua missione in mezzo all’umanità.

Abbiamo presente l’immagine di Maria che tiene Gesù in braccio: si presenta accanto a lui nel presepio a condividere le situazioni e il destino, il rifiuto e l’accoglienza.

Questa è anche la via di ogni discepolo: camminare insieme a Gesù e stare sempre all’ombra del Maestro. Così è Maria.

Nella nascita Maria non parla, ma osserva e ascolta. L’evangelista annota che da parte sua, custodiva tutte queste cose, queste parole meditandole nel suo cuore.

   Meditava vuol dire confrontava, metteva insieme e comparava cose distanti tra loro: la gloria del Messia e la sua debolezza, la potenza dei miracoli e la sconfitta della Croce.

Non era facile, per Maria, scoprire la logica che unisce queste cose opposte. Aveva sentito le parole solenni dell’Angelo nell’annunciazione e ora, a Betlemme, vede un bimbo povero in una mangiatoia.

Il contrasto è forte: gloria e povertà, povertà che pare contraddire la gloria.

Gesù è questo e il cammino di fede si gioca qui, ogni giorno. Gesù si rivela vivendo e camminando con noi. Ognuno lo comprende standogli accanto. Essere servi con lui e come lui è il più grande onore.