La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 8 ottobre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: 2Re 5,14-17 /Sal 97 /2Tm 2,8-13 /Lc 17,11-19

C’è ancora un passo da fare…

 

   Vediamo Gesù andare per la strada. È in cammino verso Gerusalemme. Gesù è per strada e così dieci lebbrosi lo possono incontrare: se Gesù fosse stato in casa, o in chiesa, non avrebbero potuto entrare, era proibito. Una legge spietata, crudele emarginava i lebbrosi e proibiva loro di avvicinarsi.

La comunità cristiana deve star sempre attenta. Non deve mai emarginare qualcuno. Non deve sentirsi staccata da coloro che “stanno fuori”, che non frequentano, che la pensano diversamente o sono poco praticanti… e magari si dichiarano credenti lo stesso.

Forse tante volte sono loro che si autoemarginano o tendono per vari motivi a starsene un po’ per proprio conto, pur venendo in chiesa in alcuni momenti di festa o di lutto.

Per fortuna Gesù, e anche la sua Chiesa, camminano per le strade del mondo. Sono presenti lungo le strade accidentate dell’umanità sulle quali gli uomini camminano. Sono i “praticanti” che cercano i cosiddetti “non praticanti”? O non forse questi che guardano i praticanti con occhio attento e speranza di qualche parola che li aiuti?

Quello che è certo è che Gesù sa dove va. Gesù incrocia di proposito le persone. L’umanità non si rassegna a come vanno le cose e manifesta fiducia in quel Gesù che passa. Vedono coloro che camminano assieme a lui e attraversano quei confini di emarginazione che sono frammezzo.

I dieci lebbrosi del Vangelo hanno tentato il tutto per tutto: Gesù, maestro. Abbi pietà di noi! C’è fiducia in Gesù. La fede è proprio consapevolezza che con le sole proprie forze non è possibile venirne fuori.

I lebbrosi quella volta si fidarono delle parole di Gesù: Andate e presentatevi ai sacerdoti. Anche oggi sono molti quelli che si fidano di Gesù, lo ascoltano e si sentono sollevati dalle parole del Vangelo. Non solo: cercano di avere bontà e praticano la solidarietà in modo tale che molte situazioni sono guarite.

   C’era ancora un passo da fare. I lebbrosi sono stati tutti guariti, ma è detto che uno solo è salvato. Il samaritano che torna da Gesù si sente dire: Va’; la tua fede ti ha salvato. Che differenza c’è? La differenza che questi ha riconosciuto chi è Gesù, gli altri sono andati per la strada di prima, guariti ma non salvati.

Sono andati al tempio e ai suoi sacerdoti. Non hanno saputo che il vero tempio ora è altra cosa, anzi è una persona. Dio ora si fa incontrare in Gesù, fuori, sulle strade della vita.

La presenza di Dio cammina con noi. La nostra relazione con lui rimane sempre accesa e attiva, basta mantenersi collegati.

Il samaritano guarito si getta ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Lo riconosce come inviato di Dio che porta al Padre. Di più: lo riconosce come suo Dio che non lo lascia mai e non smette di essergli amico.

È proprio la fede di Tommaso, ritrovata, che esclamava: Mio Signore e mio Dio! Dobbiamo far sì che il nostro incontro con Gesù diventi relazione stabile, non momento saltuario. Sentiremo detto anche a noi quel Alzati e va’. Sentiremo che la nostra esistenza è compìta non solo perché siamo in salute, ma perché non abbiamo smarrito le ragioni del vivere.

La fortuna del lebbroso guarito, e anche nostra, sta non solo nell’essere guariti (e perdonati da Dio), ma per aver incontrato e conosciuto il Signore.