La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 29 ottobre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXXI Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Sap 11,22-12,2 /Sal 144/2Ts 1,11-2,2 /Lc 19,1-10

È venuto per salvare ciò che era perduto.

   Un uomo piccolo di statura desiderava vedere Gesù. Forse era uno dei tanti curiosi confuso tra la folla, che stava distante a guardare una persona famosa che passava di là. Che voleva assistere all’evento e poter dire: c’ero anch’io!

Certo che quando ha incrociato lo sguardo di Gesù e l’autoinvito: Zaccheo, scendi, oggi mi fermo a casa tua, tutto cambia. Scende dall’albero, pieno di gioia accoglie Gesù.

Tutto cambia perché avviene una conversione rapida e profonda nell’uomo ricco.

Zaccheo era un caso difficile anche per il Vangelo, perché un uomo molto ricco. Gesù aveva detto è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno. L’aveva detto a proposito del giovane ricco che non se l’era sentita di seguirlo. Zaccheo è l’esattore capo, è il ricco che vuol seguire Gesù e diventare discepolo. Zaccheo è considerato da tutti un peccatore. Egli stesso è pronto ad ammetterlo. Zaccheo è la figura del peccatore convertito e la sua conversione testimonia che ciò che è impossibile per gli uomini è possibile per Dio. Anche il ricco può diventare testimone del Regno. Zaccheo è la figura del perdono. È anche la figura della potenza di Dio che sa trasformare un uomo e capovolgerne la direzione di vita. Gesù vuol essere ospite di Zaccheo. Non gli dice: Scendi perché voglio convertirti. Gesù sembra farsi bisognoso per aver poi la possibilità di donare e perdonare. Gesù accoglie Zaccheo prima della sua conversione. L’iniziativa è di Gesù ma questa volta incrocia la disponibilità dell’uomo. L’incontro con Gesù cambia la vita: Gesù non dice niente ma Zaccheo comprende: Ecco Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e restituisco. Zaccheo è la figura del discepolo cristiano che non lascia tutto, come invece gli altri, ma rimane nella sua casa e continua il proprio lavoro, testimone però di un modo nuovo di vivere: non più il guadagno al di sopra di tutto, ma la giustizia (restituisco) e la condivisione coi bisognosi (do la metà ai poveri). C’è il discepolo che lascia tutto per farsi annunciatore del Regno e c’è il discepolo che vive il Vangelo (totalmente) restando nel suo mondo.

In questo episodio è chiarito molto bene il senso della missione di Gesù e anche il significato dell’amicizia verso i peccatori: Gesù è il Figlio dell’uomo venuto per salvare ciò che era perduto (e non a preservare le persone già al sicuro).

In questo episodio c’è la struttura della conversione: la fretta. L’occasione è vicina. Bisogna afferrarla. Non c’è tempo da perdere: Zaccheo scendi subito. Oggi devo fermarmi da te.

C’è la disponibilità, il desiderio di uno che cerca di vedere Gesù. Se uno sta alla larga e non è nell’occasione buona, non può essere raggiunto. Gesù approfitta di un momento di disponibilità per inserirsi nella vita di Zaccheo e cambiarla.

C’è la rinuncia, cioè il distacco dalle proprie ricchezze per dare ai poveri. C’è la gioia: incontrare Gesù e accogliere la sua proposta è come trovare un tesoro per cui val la pena vendere tutto, gioiosamente, convinto di non perdere ma di aver trovato.

Luca insiste sulla gioia. C’è stata la mormorazione della gente: È andato in casa di un peccatore! …come se il Regno fosse solo per i giusti. Invece è il contrario! La misericordia di Dio suscita scandalo… invece c’è gioia: Luca racconta la gioia per la nascita di Gesù, per i miracoli compiuti, per la conversione, per la risurrezione. Nelle parabole racconta la gioia di Dio per il ritrovamento dei perduti. Qui si parla della gioia del convertito: Scese in fretta e accolse Gesù con gioia.