La riflessione nella festa dei Santi

Pubblicato giorno 31 ottobre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

1° novembre – SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

Letture: Ap 7,2-4.9-14 /Sal 23/1Gv 3,1-3/Mt 5,1-12

La grande fiera delle virtù.

   La festa di Tutti i Santi è la grande fiera delle virtù. È come andare all’EXPO dei buoni esempi di Vangelo vissuto, i migliori che ci siano. Non si va per ammirare soltanto, ma per acquistare. La santità che riempie una moltitudine immensa di persone (di ogni razza e di ogni età) è offerta da Dio a tutti. Siccome ammettiamo di non averla, la santità, e di averne bisogno, abbiamo tutti la possibilità di acquistarla… anzi di averla in dono.

Nel supermercato della santità c’è una miriade di imitazioni dell’esempio e modello che è Gesù Cristo. Tutti i santi mostrano Gesù per qualche aspetto, ciascuno legato al suo tempo e al suo territorio e nella sua particolare condizione di vita: uomo o donna, adulto o giovane, consacrato o laico, colto o semplice. A noi dunque è data la possibilità di vivere un po’ di somiglianza con Gesù e, soprattutto, di acquistare somiglianza (visto che ci chiamiamo cristiani).

Le Beatitudini che oggi ci sono proposte sono un concentrato di tutto il Vangelo e della santità da vivere e acquistare. Prendiamo ad esempio l’ultima: Beati gli operatori di pace, visto che di questa c’è tanto bisogno. L’uomo beato che gode della pace è l’uomo che costruisce la pace (costruttori), non uno che se ne sta in pace. Gesù, che è re pacifico, non ha esitato a portare una parola che può anche dividere. Non ha esitato a diventare impopolare e a restare solo. Soprattutto non ha esitato a perdere la sua pace e la sua tranquillità. La pace che il Vangelo porta non è ovvia e non sempre conforme alle attese. Non è la pace di moda, non è senza tensioni, non è la pace del mondo. Gesù ha potuto dire: Vi do la mia pace, non quella del mondo. Non c’è distinzione tra pace materiale e spirituale: quella di Gesù è insieme pace materiale e spirituale, terrestre e celeste. La distinzione è tra pace evangelica e mondana. Ha un’altra origine con altro stile.

L’uomo delle Beatitudini non prometta la pace facile: sa che la pace ha un prezzo alto. La pace è legata indissolubilmente alla giustizia, il che vuole una profonda conversione, non basta qualche aggiustamento o la ricerca di un certo equilibrio.

   La pace non è solamente nelle mani dei politici, ma nelle mani di tutti. La pace richiede un orientamento di vita profondo, che raggiunge il “cuore” dell’uomo, cioè il centro della persona e il modo di concepire la vita. La pace richiede una rivoluzione culturale e ci vuole la fede, cioè il superamento coraggioso di una logica che sembra ovvia: all’amore si deve rispondere con l’amore, alla forza con la forza, alla violenza con la violenza. Questa logica ovvia, comune, inattaccabile non è in grado di portare la pace. È un vicolo cieco, la pace esige che si risponda sempre con l’amore, come ha fatto Gesù.

   La pace di Dio non è a frammenti o a settori. Non si costruisce con alcune persone sì e con altre no: la pace deve raggiungere ogni settore della vita e della società, deve raggiungere ogni uomo. S. Paolo ha scritto che Gesù ha costruito la pace con la sua Croce: egli è morto per tutti, senza differenze. Non c’è il più vicino e il lontano, l’ebreo e il pagano, l’amico e il nemico, l’accolto e l’escluso. La Croce parla di perdono e gratuità, non di stretta giustizia. Il Vangelo è convinto che non c’è vera possibilità di pace senza gratuità e perdono.

   Infine, l’uomo delle Beatitudini sa che la pace è un dono di Dio, anche se impegna molto gli uomini. Per questo il costruttore di pace non solo lavora per la pace, ma la chiede a Dio come un dono. Anche la preghiera costruisce la pace.