La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 5 novembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXXII Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: 2Mac 7,1-2.9-14 /Sal 16/2Ts 2,16-3,5 /Lc 20,27-38

Rivelazione.

 Chi erano questi sadducei che avvicinarono Gesù?

Erano coloro che dirigevano le liturgie del tempio di Gerusalemme. E sorprende che uomini religiosi come loro dicano che non c’è risurrezione dei morti.

Pazienza se manifestassero solo dei dubbi in proposito, ma proprio negare la risurrezione come i materialisti dei secoli recenti! C’è anche oggi una categoria che professa un cristianesimo senza risurrezione (o perlomeno manifesta forti dubbi al riguardo).

È possibile una fede che ha come unico orizzonte i giorni dell’uomo, e nulla più? Un cristianesimo che persegue la giustizia, che vive determinati valori, ma tutto in un orizzonte terreno, escludendo il dopo, e l’oltre?

A pensarla diversamente dai sadducei erano i farisei, e infatti alcuni scribi (che erano farisei) al termine della discussione hanno approvato la risposta data da Gesù: Hai detto bene, maestro!

La domanda polemica, con il caso della vedova dai sette mariti (una specie di barzelletta) voleva mettere in ridicolo la fede nella vita al di là, cioè la risurrezione appunto.

Gesù risponde in modo sorprendente, inaspettato. Non cita frasi della Bibbia, ma si riferisce al senso globale della rivelazione. Parla direttamente di Dio e del centro della rivelazione, che è l’amore di Dio e la sua fedeltà.

Se Dio ama gli uomini, non può abbandonarli in potere della morte e dimenticarli. Gesù parla di Abramo, Isacco e Giacobbe come persone presenti e ancora vive, pur essendo già morte due millenni prima. Il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe non è Dio dei morti ma dei viventi, perché tutti vivono per lui.

Merita di nota che il Vangelo parla di “risurrezione” piuttosto che di “immortalità”. Risurrezione vuol dire essere risvegliati e rialzati. Immortalità fa parte del linguaggio greco: infatti si parla delle anime immortali, perché nell’uomo esiste una componente spirituale, incorruttibile, capace di sopravvivere al corpo corruttibile.

Il Vangelo preferisce parlare dell’amore di Dio e cerca le ragioni della risurrezione nella fedeltà di Dio nella sua amicizia dimostrata all’uomo.

Certo con la risurrezione non si ripete la vita di prima: avviene un salto di qualità.

Gesù distingue con cura “questo” mondo e “l’altro” mondo. Gesù ci prospetta la fede nel Dio vivente. La sua promessa ci assicura che tutta la realtà della persona umana entra in una vita nuova.

Se Dio è Dio di persone concrete, queste sono tuttora viventi, sebbene in altra forma. Abramo, i Profeti e i Santi non sono solo nomi di un passato che non c’è più. Noi si vorrebbe sapere come è il paradiso e come restano i legami coi nostri cari, ma la nostra preoccupazione dovrebbe essere un’altra: come anticipare in terra quello che vivremo in paradiso.

Lo si fa vivendo l’amore, sapendo che questa è la vita vera. Al contrario, vivere un’esistenza senza amore sarebbe come morire prima del tempo.

L’unica cosa che resta dopo di noi non è la discendenza che siamo riusciti ad assicurarci, ma l’amore che ha animato il nostro essere in questo mondo.

Ad averla vinta sulla morte è la carità (cioè l’amore): ad averla vinta non sarà una vita come noi desideriamo, ma l’amore: quello non avrà mai fine e resterà quando la nostra vita sarà conclusa.