La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 12 novembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – C –

Letture: Ml 3,19-20 /Sal 97/2Ts 3,7-12 /Lc 21,5-19

Resta l’amore.

   Questo racconto evangelico è di genere “apocalittico” [apocalisse vuol dire rivelazione sul destino della storia]. A confronto con l’apocalittica giudaica, molto sviluppata, il linguaggio dei Vangeli è più sobrio, comunque da un’idea della tensione che c’era nelle prime comunità per l’attesa della venuta del Signore.

Il messaggio biblico, e dei profeti in particolare, ha un punto fermo: la convinzione che la storia cammina, sotto la guida di Dio, verso un termine ultimo. È una convinzione incrollabile: Dio conduce il popolo/l’umanità verso una salvezza piena e definitiva.

Le delusioni patite nel corso della storia non sono riuscite a demolire questa speranza. Sono servite invece a insegnare che la salvezza è “oltre”, al di là dell’esistenza presente, e questa salvezza è opera di Dio e non solo dell’uomo.

Il discorso apocalittico di Luca è stato scritto in tempi difficili di persecuzione, quando la fedeltà dei buoni sembra sprecata. È necessaria una consolazione che dia il coraggio di perseverare, a dispetto di tutte le smentite. Tale consolazione viene cercata nella fiducia in Dio, che nella fine dei tempi farà il giudizio e allora le parti saranno rovesciate. Ancora poco tempo, e Dio svelerà il suo disegno, e la strada della fedeltà risplenderà. L’apocalittica non indaga sul futuro per curiosità, il suo linguaggio è tipico: vengono descritti gli ultimi tempi come tempi di guerre e di divisioni (popolo contro popolo), terremoti e carestie, catastrofi (sole e luna si oscureranno): il tutto in modo improvviso (come le doglie per una donna incinta). Insomma il discorso invita i cristiani amareggiati dall’odio del mondo a rinnovare la fiducia nelle promesse di Dio e a perseverare nelle scelte di fede.

Questo discorso porta a pensare agli avvenimenti che chiudono la storia umana, invece il discorso va capovolto: a partire dalla certezza del ritorno glorioso del Signore, e dal giudizio finale, bisogna concentrare l’attenzione sul presente nel quale viviamo.

Gli avvenimenti sicuri e consolanti sono alla fine: non c’è niente da dire. C’è invece molto da dire sugli avvenimenti che accadono prima, quelli di sempre che continuano ad accadere: come affrontarli?

   Gesù ci dà la possibilità di superare la paura (naturale e comprensibile) grazie a una certezza: Nemmeno un capello del vostro capo sarà perduto. A Dio sta a cuore non solo la nostra esistenza, ma anche gli aspetti che è normale perdere, come i capelli.

Non resta l’opera delle nostre mani. Resta l’amore: La carità non avrà mai fine. Resta soltanto l’amore che ha mosso i nostri passi, e ha guidato le intenzioni, animato le opere.

   Molti verranno nel mio nome dicendo: Sono io. Non seguiteli. Seguire è valido solo mettendo i propri passi dietro a quelli di Gesù. Il Vangelo di oggi assomiglia molto ai nostri Tg, segno che queste cose che accadono non segnano la fine del mondo. Chissà quante volte sono accadute da allora e chissà quante volte ancora accadranno.

   Non lasciatevi ingannare. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. A mettere in salvo le nostre anime non è nessun messia di turno né chissà quale segno dal cielo.

A salvare la nostra vita sarà solo la nostra perseveranza. Cioè attraversare la nostra storia fidandosi della fedeltà di Dio e restando fedeli al proprio quotidiano.