La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 19 novembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario – C – SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Letture: 2Sam 5,1-3 /Sal 121 /Col 1,12-20/Lc 23,35-43

Sulla Croce la regalità di Gesù.

   Gesù è Re, ma in che senso? È il Messia (vuol dire l’Unto di Dio), il consacrato. Gesù è detto il Cristo, che vuol dire la stessa cosa: l’Unto, il consacrato.

Dunque Re e Messia, ma quale re e quale messia? Oggi si parlerebbe di un leader universale, ma quanti sono nel mondo questi leader e dittatori che non durano più di tanto (per fortuna!). E che leader è Gesù, se è seguito da molti ma è anche rifiutato da altri… e crocifisso?

Il tema della regalità di Cristo è importante e dibattuto dall’inizio alla fine del Vangelo. Ricordiamo che Gesù entra in Gerusalemme acclamato dalle folle. Davanti al Sinedrio è interrogato su questo. L’accusa nel processo davanti a Pilato è di aver la pretesa di essere re.

Il dibattito sulle leadership di Gesù e sulla sua regalità è centrale nel racconto della passione. È il motivo centrale e più profondo che spiega l’opposizione e il rifiuto. Il dibattito verte sulla vera natura di questa regalità e al di fuori della passione non si può capire in che senso Cristo è Re. Luca nel suo Vangelo sottolinea in modo esplicito la regalità di Gesù (Re ben strano: deriso perché prigioniero, e crocifisso!).

Interrogato dal Sinedrio, Gesù risponde: Da adesso in poi il Figlio dell’Uomo starà seduto alla destra della potenza di Dio. Notiamo che Luca si preoccupa di dire “adesso”, insiste sempre sull’oggi, per dire che Gesù Re interviene oggi a guidare, salvare, liberare. Gli altri evangelisti dicono che il Figlio dell’Uomo viene sulle nubi, alla fine dei tempi. Gesù è messia e salvatore adesso, già da subito. L’accusa di essere Re è portata davanti a Pilato (l’autorità romana), ma Gesù afferma chiaramente di esserlo, in modo però diverso. Fino a che punto si spinge tale diversità?

È un condannato innocente: Pilato stesso lo riconosce. Gli è preferito Barabba il rivoltoso. Agli occhi degli uomini, la sua sembra una regalità che fa ridere. Fino a che punto la regalità di Dio, che è apparsa in Gesù, è diversa dagli altri schemi comuni? Gesù l’aveva già fatto capire in precedenza: I re delle nazioni le signoreggiano, i potenti le dominano e si fanno chiamare benefattori. Ma non così voi… Io sono in mezzo a voi come colui che si presta a servire.

Sulla Croce la regalità di Gesù è schernita e anche affermata. C’è la scritta “Questi è il Re dei Giudei” e nella mente dei capi religiosi è la fine della pretesa assurda di Gesù, e invece per i credenti è l’affermazione che proprio lì, sulla Croce, la regalità si manifesta.

Gesù muore fra due condannati: uno non comprende, ma l’altro intravede dietro la debolezza del crocifisso la potenza dell’amore che vi traspare: Ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Nella risposta ritorna la sottolineatura dell’oggi (motivo molto caro all’evangelista): oggi la salvezza di Gesù c’è, non solo domani. Il suo regnare non è soltanto al futuro.

Dunque nulla in comune con la regalità del mondo che si manifesta nella potenza, nell’imposizione e nel salvare sé stessi ad ogni costo. La regalità di Cristo si manifesta nel servizio, nell’amore, nel rifiuto della potenza. Ecco perché il mondo rifiuta la regalità di Cristo, non la capisce, la deride.

La regalità di Dio non è nascosta dietro la Croce nel senso che Dio, alla fine, metta poi da parte l’amore e tiri fuori la potenza, per far giustizia secondo una logica umana. Il Crocifisso regna già ora, oggi.

Lo si percepisce nella fede. Il Risorto mostra la validità della via della Croce e non intende sostituirla.