La riflessione domenicale
Pubblicato giorno 26 novembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale
I Domenica di Avvento – A –
Letture: Is 2,1-5 /Sal 121 /Rm 13,11-14/Mt 24,37-44
Tempo utile per scandagliare il nostro vivere.
Ci incontriamo oggi col Vangelo di Matteo che ci accompagnerà per un anno: Luca ci ha lasciato domenica scorsa alla fine dell’anno liturgico.
In questo primo incontro, Matteo ci mette in allarme: Tenetevi pronti, perché non sapete in quale giorno il Signore verrà. Mette in all’erta perché la venuta del Signore è imprevedibile. In questo punto parla della venuta finale del Signore, in realtà poi scopriamo che il Vangelo di Matteo dice che il Signore viene continuamente: ce lo ripete dall’inizio alla fine.
All’inizio, perché comincia col nome nuovo di Cristo: l’Emmanuele che significa “Dio con noi”, e finisce con le ultime parole del Signore risorto: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Il Signore non è partito, ma è rimasto. Matteo dice quali sono i luoghi concreti della sua presenza. Il Signore viene nella comunità radunata nel suo nome, nella celebrazione del pane e del vino in sua memoria, negli annunciatori della sua Parola, nei missionari bisognosi di ospitalità, nei fratelli poveri ed emarginati.
L’invito alla vigilanza vuol dire che la venuta del Signore è imprevedibile e improvvisa, ma in realtà è anche prevedibile e continua. Vigilare per avere occhi aperti tutti i giorni e atteggiamento disponibile, pronti all’occorrenza.
Matteo non vuole che si viva in agitazione. Vuole che il cristiano viva i suoi impegni in modo sereno. L’affannarsi per le cose, per il denaro, per il lavoro vissuto nell’angoscia, nell’ansia e nell’agitazione… sono cose proprie dei pagani. La serenità è segno del discepolo. La fiducia nel Padre non sottrae dall’impegno, ma lo rende sereno.
Il ricordo di Noè e del diluvio mette in guardia dalla distrazione. La gente a quel tempo non faceva nulla di male: lavoravano, mangiavano, si sposavano… ma vivevano senza sospetto. Non si preoccupavano per nulla della questione fondamentale, e cioè della loro relazione con Dio, completamente immersi nelle preoccupazioni quotidiane. Vivevano come niente fosse, ignari della vicinanza di Dio e del suo giudizio nonché del suo sguardo che vuole il nostro bene.
Essere vigilanti, svegli e non dormienti, sempre in stato di all’erta e pronti. Il contrario è non accorgersi di nulla e intanto il Signore passa accanto inosservato… capita come il ladro di notte mentre il padrone dorme tranquillo. Cosa ci può essere rubato? Le parole del Vangelo e le occasioni di far del bene.
Essere vigilanti vuol dire passare dalle parole ai fatti. Altro insegnamento di Matteo che sarà costante: Non chi mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica è costruire sulla roccia e non sulla sabbia.
Tutto verte sul “fare” o “non fare”: dare o non dare all’affamato e al bisognoso, assistere o non assistere l’infermo, amare o restare indifferente… Intanto Dio continua a venire e a passare accanto. Viene attraverso l’intuizione che nasce nel cuore, viene mentre ti apri con fiducia al dono dell’amicizia, viene mentre un’angoscia visita i tuoi pensieri e viene mentre ti apri alla solidarietà dimenticando te stesso.
L’Avvento è tempo utile per scandagliare il nostro vivere. Uno scandaglio scende nelle diverse profondità e così ci si può render conto del futile, per liberarsi, dell’accessorio per una maggiore sobrietà, del necessario per essere fedeli, dell’essenziale… che è il Signore sempre vicino.