La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 10 dicembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

III Domenica di Avvento – A – GAUDETE

Letture: Is 35,1-6.8.10 /Sal 145 /Gc 5,7-10 /Mt 11,2-11

Il Signore viene qui e ora!

   In questa 3^ domenica di avvento troviamo ancora il Battista. Lo avevamo visto domenica scorsa nella sua forza gridare la necessità di conversione, ai limiti del deserto e sulla riva del fiume, libero di parlare e cercato da tanta gente.

Oggi è in carcere, silenziato e isolato. Non sono però in prigione la sua mente e neanche la sua fede. Lo vediamo cercare ciò che Dio vuole. Desidera capire. È disposto anche a modificare le sue aspettative su quale Messia stia arrivando.

In carcere, sentendo parlare delle opere di Cristo, scruta gli orizzonti, attende, si interroga circa il senso di ciò che sta accadendo intorno a sé e dentro di sé. Si informa mediante i suoi discepoli. Il predicatore imprigionato ora ascolta, si fa ammaestrare. Ora tocca ad altri preparare la strada davanti al Signore, la strada del Dio che viene a lui, adesso.

Sono i suoi a raccontargli ciò che accade. Ora tocca a lui, al Battista, comprendere e mettersi davanti all’opera di Dio. Aveva chiesto la conversione a tutti. Aveva chiesto di cambiare pensiero e condotta. Adesso tocca a lui capire e modificare il suo pensiero.

L’esperienza che fa il Battista è simile a quella che facciamo anche nella Chiesa (che è famiglia e comunità di amicizia): uno da solo non riesce a raccapezzarsi e un altro gli consegna ciò che ha visto forse senza nemmeno comprendere. Io divento capace di capire ciò che prima sembrava oscuro.

Veniamo alla domanda di Giovanni, che rivela la vera identità di Gesù: Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?

Dio è colui che viene, qui e ora. Questa è la sua identità. Viene… e magari a me sembra lontano o assente. Non così la pensa Giovanni!

Ecco allora la risposta di Gesù, che non è diretta, sì o no, ma indiretta. Rinvia alle opere compiute, enumera una serie di miracoli… e fra di essi c’è perfino la risurrezione dai morti. Soltanto l’ultimo (ai poveri è predicato il Vangelo) non è un miracolo e tuttavia è il segno più significativo, quello che meglio indica che tipo di Messia egli è.

Che Gesù sia l’inviato di Dio è provato dai miracoli, ma è la predicazione per i poveri (malati, sofferenti, peccatori e pagani) che rivela la novità della figura del Messia e del suo stile. Gesù risponde coi fatti (miracoli e opere) che, illuminati dalle Scritture, permettono di farsi un giudizio su di lui.

A sua volta poi Gesù esprime il suo giudizio su Giovanni Battista. Lo fa rivolgendosi alla folla. La vera grandezza di Giovanni non sta solo nella sua vita austera e nella sua forza di carattere, sta piuttosto nell’aver svolto il suo compito di preparare il terreno al Messia.

Egli è venuto per rendere testimonianza a Gesù. Giovanni è grande e tuttavia il più piccolo nel Regno dei Cieli è più grande di lui. L’appartenere al Regno di Dio supera ogni altra grandezza.

La grande notizia è lanciata: Il Signore viene!

Occorre aspettare che venga. Si fa la propria parte, si attua la conversione (continua!), si corregge e si migliora il proprio pensiero su Dio, ma poi ci vuole la pazienza del contadino che, dopo aver seminato, aspetta che il seme germogli.

Anche noi seminiamo, ma poi aspettiamo con fiducia che Dio faccia crescere il bene seminato, la buona parola seminata, con pazienza perché il miracolo della crescita avviene mentre si sta fermi e si aspetta.

Il Signore viene mentre aspettiamo con fiducia.

Arriva mentre guardiamo le cose con fede.