La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 17 dicembre 2022 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

IV Domenica di Avvento – A –

Letture: Is 7,10-14 /Sal 23 /Rm 1,1-7 /Mt 1,18-24

L’Emmanuele

   Protagonista silenzioso del Natale del Signore è Giuseppe. Silenzioso, ma direttamente coinvolto. La vicenda che deve vivere è complessa, è sovrumana… ma Giuseppe non parte in quarta, non prende decisioni affrettate.

Aspetta che Dio indichi il da farsi.

Giuseppe sa del nascituro: sa che nasce da Dio, e pensa di farsi da parte. Pensa di tirarsi indietro non perché è più comodo tirarsi indietro, ma perché sa di trovarsi di fronte al mistero.

Giuseppe rimane in silenzio, in ascolto della volontà di Dio e non parla con gli uomini. La situazione particolare e delicata si prestava a molte chiacchiere, ma non conosciamo nessuna parola detta da lui. Di Maria sappiamo molte parole che i Vangeli hanno riportato, ma di Giuseppe non ce n’è nessuna.

Di fronte al Dio che viene, motivo per il quale Giuseppe pensava di farsi da parte, egli invece ha un compito, anzi una missione che lo attende: fare da padre al Figlio di Dio che nasce in terra. Intanto dal punto di vista legale deve dargli un nome, una famiglia: la sua famiglia (di nobile decaduto, si direbbe) appartiene alla discendenza del re Davide. Poi deve essere padre che educa, protegge ma anche istruisce. Chi è genitore lo sa: è un impegno di tutta una vita. Vista la personalità straordinaria, ricca, sensibile di Gesù, è stato importante il ruolo di Giuseppe, con capacità educativa eccezionale.

Giuseppe capisce di esser chiamato a dare un nome umano al Figlio di Dio, ma il nome che deve dare al figlio è un nome suggerito da Dio. Il nome è Salvatore (Gesù vuol dire questo). E c’è anche un altro nome, Emmanuele, che significa Dio con Noi. Sono chiare due cose: 1) Gesù viene da Dio (per opera dello Spirito Santo); 2) Giuseppe adotta legalmente come figlio Gesù e gli dà il nome.

Gesù dunque è figlio di Davide, ma è Figlio di Dio e non solo di Davide. Gesù è dono dall’alto, è “Dio con noi”, è nato dallo Spirito.

Compie le promesse fatte alla Casa di Davide, ma anche giudica la Casa di Davide e tutto Israele. C’è un riferimento all’episodio narrato da Isaia (1^ lettura) in cui si accusa di poca fede sia il re che popolo: non chiede un segno, ma Dio stesso darà un segno nel Figlio della Vergine. La nascita di Gesù sarà segno di un compimento nuovo e inatteso (per molti Giudei deludente).

Giuseppe è l’apripista del nostro Natale. Ci guida a riconoscere Dio al di là di ogni immaginario. La via d’uscita non è sempre nelle nostre mani soltanto: ci sono momenti che hanno bisogno di una luce che viene da Dio e che solo Dio può donare.

Da Giuseppe impariamo tante cose: a fare quello che piace a Dio e a continuare a farlo. Impariamo la giustizia di chi accetta che sia Dio a indicare il da farsi.

Insegna a pensare e a discernere, con calma e prudenza, riflettendo in silenzio, ascoltando e pregando, accettando l’obbedienza al Signore.

Sono tutti atteggiamenti necessari per riconoscere l’Emmanuele, il “Dio con noi” presente nella nostra vita. Ci sono molti modi di questa presenza del Signore che il Vangelo di Matteo puntualmente ci insegnerà a conoscere.

Il Signore risorto è l’Emanuele che è presente in questi luoghi privilegiati: la comunità riunita nel suo nome, i suoi missionari, i fratelli bisognosi, la Scrittura e il Vangelo che la Chiesa legge predica insegna…