La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 25 marzo 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

V DOMENICA DI QUARESIMA – A

Letture: Ez 37,12-14 /Sal 129/Rm 8,8-11 /Gv 11,1-45

Chi è che si decide per Gesù?

   Con la risurrezione di Lazzaro Gesù mostra un anticipo della sua risurrezione ai discepoli, disorientati per la previsione della Croce, e mostra il significato profondo e inatteso della sua passione. Nella malattia di Lazzaro le due sorelle mandano a dire a Gesù: Signore, colui che tu ami è malato. È una preghiera sommessa, discreta e piena di rispetto.

Il racconto ripete più volte che Gesù amava Lazzaro, ma quando sentì della malattia Gesù rimase ancora due giorni dov’era. Sembra abbandonare l’amico al suo destino. L’amico muore e Gesù lascia intendere che non è venuto a liberare l’uomo dalla morte biologica, ma a dare a questa un nuovo significato. Gesù dice che Lazzaro si è addormentato e ora va a svegliarlo. I discepoli fraintendono, pensano al sonno del riposo mentre Gesù parla della morte. Per lui la morte è un sonno. Questo fraintendimento è ancora una volta il segno della distanza che separa il Maestro dai discepoli.

Quando Gesù incontra la prima delle sorelle, Marta, le dice: Tuo fratello risorgerà. Marta risponde rifacendosi alla speranza giudaica della risurrezione del corpo, speranza che in quel tempo era sostenuta dai farisei contro i sommi sacerdoti del tempio e accettata largamente dalla gente comune: So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. A questo punto Gesù si rivela con la solenne affermazione: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Sono parole veramente importanti che fanno passare la speranza di Marta dal futuro lontano al presente. La risurrezione è già vicina e presente nella persona di Gesù. La vittoria sulla morte del corpo e la risurrezione sono la logica conseguenza della fede in Gesù che già ora il cristiano possiede.

Quando entra in scena l’altra sorella, Maria, Gesù va alla tomba di Lazzaro. Il Vangelo dice che Gesù si commosse profondamente e fu molto turbato. Non è semplice dolore, ma un fremito di sdegno. Forse la collera di Gesù è rivolta contro la potenza oscura della morte dietro la quale è visibile la potenza del male. Si sente dire spesso “Non è giusto” da chi piange una persona cara. È la ribellione di fronte alla morte, un sentimento onesto di cui lo stesso Gesù non si vergogna. Gesù ha poi un pianto fatto di lacrime, ma non rumoroso, perché solidarizza col dolore ma non con la disperazione.

La morte resta un mistero inquietante: anche Gesù ha pianto di fronte alla morte dell’amico come ha provato smarrimento di fronte all’imminenza della Croce. La morte come la Croce continua a rimanere uno scandalo: sei di fronte a un Dio che dice di amarti e che tuttavia sembra abbandonarti. Gesù piange dimostrando il suo amore per Lazzaro: Guarda come lo amava – osservano, mentre altri ironicamente dicevano: Non poteva far sì che questi non morisse? È il mistero dell’esistenza dell’uomo, amato da Dio e tuttavia abbandonato alla morte. Un mistero che nella Croce si rispecchia e si risolve: la morte, come la Croce, non è il segno dell’abbandono. Il racconto non si ferma su altri particolari, non parla della gioia delle sorelle e di Lazzaro stesso. Mette in rilievo unicamente il fatto che Gesù ha ridato la vita fisica come segno della definitiva salvezza dell’uomo, e come prefigurazione della sua stessa risurrezione. È il mistero dell’esistenza: una promessa di vita che poi pare smentita, una promessa di Dio che poi sembra contraddirsi. È la Croce di Gesù: lo scandalo di un Figlio di Dio abbandonato al fallimento. Se Dio è con lui, non dovrebbe accadere diversamente? Intanto però Gesù ordina anche a ciascuno di noi; Vieni fuori! …dalla tomba di una morte spirituale!