La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 20 maggio 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

VII DOMENICA DI PASQUA -A- ASCENSIONE DEL SIGNORE

Letture: At 1,1-11 /Sal 46 /Ef 1,17-23 /Mt 28,16-20

Da tanto tempo sono con voi, con te…

 Quando il Creatore ha fatto uscire dalle sue mani l’umanità, ha realizzato un impasto di terra e cielo: ha soffiato il suo spirito di vita nell’uomo fatto di creta.

L’uomo e la donna rimangono sempre questo impasto di umano e divino, di debolezza e fragilità (che però sono sostenute dall’Alto!).

Per questo non c’è da meravigliarsi se il Vangelo oggi ricorda la fragilità degli Undici: nel loro animo coesistono dubbio e adorazione, sospetto e riconoscimento, fatica di credere assieme a capacità di fidarsi… Al vederlo lo adorarono, alcuni però dubitavano. È bello che il Vangelo lo dica! Compito nostro è permettere che la luce superi a poco a poco l’incertezza e l’oscurità.

Tutto il cammino dell’uomo lungo il sentiero dei suoi giorni è un provare a tener insieme queste due componenti, questo impasto di terra e cielo.

Il “qui e ora” è il nostro presente, e il “non ancora” è l’attesa della speranza. Le due componenti sono spesso viste come opposte una all’altra, come se per poter essere cittadini del cielo avessimo da staccarci del tutto dalle cose della terra, con i problemi e le beghe connesse.

Invece proprio il mistero dell’Ascensione di Gesù dice che quello che sulla terra facciamo splendere di cielo è degno di stare accanto a lui, per sempre, nella gloria.

Il cammino dell’uomo allora non è un vagabondare senza saper dove dirigersi, perché Gesù si è fatto per noi “via”, andando avanti, precedendoci.

Il distacco da Dio, che è chiamato peccato nella Bibbia, ha creato un vuoto di memoria e l’uomo ha perso la consapevolezza di essere impastato di cielo e di essere incamminato verso il cielo.

Ecco la nostra strada di casa! A dare la possibilità di ritrovarla è stato il Figlio di Dio che si è fatto uomo. È il mistero dell’incarnazione. Il mistero è grande perché dice che non siamo fatti per la morte.

Dopo la discesa (l’incarnazione) c’è il mistero della risalita (cioè l’ascensione) che è ancora più grande: Dio pone alla sua destra Colui che ha saputo meglio tenere insieme l’umano e il divino. Cristo tiene insieme in modo mirabile quell’impasto che si diceva di fragilità e gloria, debolezza e splendore, cammino e traguardo, ciò che è apparenza con ciò che è oltre.

Gesù nell’ascensione se ne va e, mentre si congeda dai suoi, dona loro la capacità di stare nel cammino della vita come ci è stato lui. Gesù non è stato fermo. È stato sempre in movimento, incontrando l’uomo lì dov’è e così com’è.

Il Vangelo cammina, si fa prossimo, si fa vicino, mette in relazione…

   Fate discepoli tutti i popoli.

Dio non è riservato a pochi, appartiene a tutti.

Ogni uomo è destinatario del vangelo. Ogni uomo va battezzato, cioè immerso nell’esperienza di comunione che intercorre tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.

L’uomo è come un albero rovesciato, con le radici in cielo, nella Trinità, e i frutti sulla terra, nel corso della storia.