La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 2 settembre 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A

Letture: Ger 20,7-9 /Sal 62 /Rm 12,1-2 /Mt 16,21-27

Vera fede e fede apparente.

   Il Vangelo di questa domenica è strettamente legato al Vangelo di domenica scorsa. Lì c’era la domanda di Gesù (Voi chi dite che il sia?) e l’affermazione di fede di Pietro (Tu sei il Cristo Figlio del Dio vivente). Subito dopo Gesù rivela che dovrà soffrire, essere rifiutato e ucciso e c’è la reazione di Pietro che rifiuta decisamente tale prospettiva.

Prima la fede di Pietro con le parole elogiative di Gesù (Beato te Simone…) e subito dopo l’incomprensione di Pietro (Dio te ne scampi!) cui segue l’aspro rimprovero (Dietro di me, Satana. Tu mi sei d’inciampo). Prima “il Padre ti ha rivelato” che sono il Cristo, poi “Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini… anzi peggio, secondo Satana!

Lo scontro avviene fra la vera fede e la fede apparente. Non basta credere e confessare la messianità e la regalità di Gesù per seguirlo, occorre riconoscere la via della croce che questo re/messia percorre. Non solo: questo Messia conduce per la stessa via anche i suoi. C’è un legame stretto che unisce la via di Gesù e la via dei discepoli.

 

A questo punto il Vangelo segna una svolta, come è scritto: Da quel momento Gesù cominciò a dimostrare apertamente ai suoi discepoli che egli doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto, essere ucciso… L’evangelista vuol dire che è maturato il tempo per qualcosa di nuovo. Ora si passa dalla rivelazione su Gesù-Messia a quella sul Figlio dell’uomo sofferente. Adesso subentra un nuovo tipo di incomprensione: fin qui c’era la folla a non comprendere, ora subentra l’incomprensione dei discepoli. Si può accettare Gesù come Messia, ma rifiutare che debba soffrire. Si può professare che Gesù è Dio e, tuttavia, non accorgersi che lui è un Dio diverso.

Ora nel Vangelo comincia un’evoluzione. C’è una novità: da ora in poi il tema della passione diventa abituale, centrale.

Non solo la croce di Gesù era prevedibile, visto come la situazione si stata mettendo, ma doveva essere così: la Croce rientra nel piano di Dio.

È la logica del dono di sé per amore che comporta, prima o poi, il Calvario, assieme a una fedeltà non facile né scontata. È la logica che Pietro rifiuta e che anche noi con lui stentiamo molto ad accettare.

Ci sono croci che piombano addosso (una disgrazia, un incidente…) e c’è la Croce di Gesù, scelta per seguirlo e imitarlo. Non l’incidente, il brutto male, l’imprevisto… ma scegliere di amare fino in fondo anche in un simile frangente…

L’insegnamento centrale di Gesù oggi è in questa affermazione: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.

La rinuncia a sé stessi esige che il discepolo non badi più al proprio interesse, non pensi più a sé stesso: esattamente come Gesù che, dimentico di sé, ha continuamente presente la sua missione, totalmente libero per gli altri.

Mi segua”, cioè cammini al seguito di Gesù. Non è un seguire esteriore semplicemente. È un’adesione interiore.

È prender parte al destino di Gesù, vera comunione di vita e di sofferenza col Maestro, sia pure con modi differenti e con situazioni proprie di ognuno.