La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 16 settembre 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A

Letture: Sir 27,33-28,9 /Sal 102 /Rm 14,7-9 /Mt 18,21-35

Siamo sempre debitori insolventi…

   L’idea che tutto sia nostro, e che tutto sia dovuto, è dettata da un certo ateismo pratico che oggi è molto diffuso.

La verità è invece che tutto ci è donato. Abbiamo ricevuto, in modo del tutto immeritato, sia il mondo che la vita. Tutto è regalato e l’elenco sarebbe interminabile.

Si è molto miopi quando non si riesce a vedere oltre il presente e scorgere Colui che regala tutto quello che è dato. Si arriva magari a pensare che tutto è invece guadagnato e meritato.

Addirittura si immagina di poter restituire e ricambiare: Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Ma è impossibile.

Davanti a noi c’è Dio, il Padre di Gesù. Noi, ciascuno, il grande debitore che domanda continue dilazioni, per ripagare, e invece diventa sempre più insolvente.

Ti restituirò ogni cosa”: colui che parla così non pretende il condono, ma un’ulteriore dilazione per un suo pieno rientro. Non ha capito che il padrone non chiede la restituzione, ma solo che impari a fare così come è stato fatto a lui.

In realtà, il fortunato che si vede cancellare il grosso debito smarrisce la memoria di quanto ha ricevuto e finisce per fare il contrario con gli altri: prende per il collo uno che gli deve una modesta somma.

Abbiamo capito: non bisogna smarrire la memoria del dono e del perdono. Occorre esser consapevoli di esser sempre debitori insolventi.

Occorre non dimenticare di essere sempre dei perdonati.

E non finire per ripagare con l’ingratitudine la generosità di Dio.

Perdonare è parola sacra, divina, da non nominare invano e con leggerezza.

Ognuno è un perdonato da Dio e dovrebbe scegliere di fare quello che il Padre stesso fa con lui infinite volte.

Perdonare non è far finta di niente. Non è chiudere un occhio, ma fare quello che il Padre fa.

Uno è salvato: vedendosi salvato, vede la possibilità e il dovere di salvare gli altri.

Oggi si invoca giustizia, giri di vite e pene più severe… specialmente contro delinquenza minorile e baby gang. Bisogna ricordare che obiettivo non è che il reo paghi fino all’ultimo spicciolo, ma impari a rispettare gli altri, ad aiutare e si redima amando.

Altrimenti è tutto inutile. Senza un’opera educativa, le punizioni sono inutili, sono vendetta e non redenzione.

Il padrone ebbe compassione di quel servo”. Compassione vuol dire “mettersi nei panni” della persona. Rompere la partita rigida del dare e del ricevere. Essere capaci di immaginarsi nelle medesime condizioni di chi mi chiede qualcosa.

Il cristiano sa di aver ricevuto tanto e di essere stato perdonato tante volte. Questo lo deve rigenerare dandogli un cuore più largo e gratuito.

Nelle parole di Gesù, nessuna indicazione su cosa fare per stare degnamente davanti a Dio: ma solo come stare davanti all’altro.