La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 30 settembre 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A

Letture: Ez 18,25-28 /Sal 24 /Fil 2,1-11 /Mt 21,28-32

Verifichiamo la nostra fede!

 L’evangelista Matteo continua a parlare della “vigna” di Dio. Lo fa in parabole. Gesù si rivolgeva ai giudei praticanti, capi e ai rappresentanti della legge che lo rifiutavano e gli facevano opposizione.

Matteo riporta la stessa parabola anche per noi, perché la storia può sempre ripetersi. La storia è stata questa: il popolo accoglieva favorevolmente il Vangelo, cosicché la salvezza rifiutata dai giudei è stata accolta invece dai pagani e dai peccatori.

Come in un film, la parabola presenta due scene: i due figli. Un “no” che diventa poi un “sì” e un “sì” che diventa “no”.

Gli interlocutori di Gesù sono già per un no, in partenza. Capi e anziani sacerdoti parlano con Gesù, ma senza impegnarsi e chiudendosi.

Matteo parla ai suoi lettori non per informarli su quello che è avvenuto a Gesù, ma per coinvolgerli in una verifica della propria fede.

Dunque siamo messi davanti a una verifica della nostra fede. È un po’ enfatizzata la figura di colui che si mostra credente e ossequioso, ma che poi in pratica non si sa se lo è davvero o se rifiuta il Signore. Si tratta della figura del “credente incredulo”. E ciò che è accaduto allora può riprodursi oggi; il rifiuto di allora può diventare anche il nostro.

Ci sono due scene, come due facce della parabola: una rivolta ai giusti… e li avverte che il loro sì può sempre diventare un no; una rivolta ai peccatori (ai mancanti in tante cose) e li avverte che le loro possibilità sono intatte, il no può diventare sì.

Rivolta ai giusti, la parabola parla loro dei peccatori dicendo: Sono migliori di voi!

C’è anche un dato significativo sui peccatori: il figlio del no più tardi si è pentito. “Pentitosi” vuol dire che provò rincrescimento, che ci ha ripensato ed è andato nella vigna.

Matteo afferma spesso e volentieri che non è “il dire” che conta, ma il fare: Non chi dice Signore, Signore entra nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre

Matteo non vuol dire che tutti i peccatori entreranno nel regno. Sta solo fotografando una situazione che, di fatto, è stata sperimentata dal Battista e da Gesù: da molti giusti e praticanti della religione essi hanno ricevuto il rifiuto. Hanno incontrato però uomini e donne, peccatori e irregolari, che li hanno accolti.

Per fare un elenco: il pubblicano Levi Matteo che scrive questo Vangelo, Zaccheo capo dei pubblicani che per vedere Gesù si arrampica sull’albero, la peccatrice che fa scena in casa del fariseo (pentita sinceramente!), fino al buon ladrone… proprio “buon ladrone” che fa il suo capolavoro… rubandosi il paradiso in extremis.

Il Padre di Gesù ci manda nella sua vigna… ci conceda che il nostro sì resti sempre sì, e che i nostri no (piccoli o grandi) si trasformino in molti sì.

Per il nostro gran daffare… portiamoci con noi la sublime esortazione di S. Paolo a rimanere unanimi e concordi: Non fate nulla per vanagloria o rivalità, ma ciascuno con tutta umiltà consideri gli altri superiori a sé stesso. Cercate non il proprio interesse. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù il quale, pur essendo come Dio, non tenne per sé questo privilegio, ma si abbassò fino a noi, fino alla croce… perciò Dio lo ha sovra-esaltato.