La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 24 novembre 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A –

SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Letture: Ez 34,11-12.15-17 /Sal 22 /1Cor 15,20-26.28 /Mt 25,31-46

Re e Regno.

   Il Figlio dell’Uomo che verrà nella sua gloria è il Figlio del Re che nel discorso della montagna aveva annunciato la vicinanza del Regno dei Cieli. Lo statuto di questo regno sono le Beatitudini e la sintesi di tutto il discorso è in queste parole: Tutto quello che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la sintesi della Scrittura, della Legge e dei Profeti.

Che cosa vuol dire Fate agli altri quello che volete gli altri facciano a voi? Vuol dire. Fate le opere di carità che vengono esemplificate in sei opere: dare il pane a chi ha fame, da bere a chi ha sete, ospitare il forestiero, vestire l’ignudo, visitare l’ammalato, andar a trovare il carcerato. Nella tradizione cristiana sono state esemplificate poi altrettante opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste.

Il giudizio di Dio è sul “fare” dell’amore, della carità. Ogni persona è chiamata ad essere l’albero buono che dà frutti buoni.

C’è una prima novità: la carità rivolta ai fratelli in realtà è rivolta al Figlio del Re, a Gesù: L’avete fatto a me… non l’avete fatto a me… La regola di fare agli altri… non è una novità. Si trova anche tra i cinesi e nelle religioni: è una regola laica che vuol far andare bene il mondo. L’avete fatto a me… vuol dire che Gesù si è immedesimato con tutte le persone, come ha anche detto: Chiunque mette in pratica la parola di Dio è per me fratello, sorella e madre.

La novità è che si scopre il volto di Gesù nel fratello bisognoso, da soccorrere, da perdonare… e Gesù a sua volta ci fa scoprire in lui il volto del Padre.

Fin qui tutti d’accordo. Riflettendo più da vicino sulla descrizione del giudizio, ci si accorge in maniera drammatica della possibilità della perdizione: Se ne andranno, questi al supplizio eterno e i giusti alla vita eterna.

Chi non entra in questo “fare” la giustizia del Regno, almeno in senso laico e generale (…quello che vorresti fosse fatto a te, fallo agli altri) non ha vita autentica e perderà, alla fine, la sua vita per sempre. Il discorso della montagna (che è sintetizzato in questo fare agli altri quello che si vorrebbe fatto a noi) è parola di vita o di morte, di senso o di non senso dell’esistenza. Nessuno può sfuggire a questa domanda di significato. L’opera della redenzione del Figlio mandato dal Padre sta in questo amore donato agli uomini perché vivano un rapporto di amore tra loro, diventando una cosa sola col Figlio.

Il Vangelo non tace sulla possibilità di un errore tragico nell’impostare la vita.

Il servo egoista e fannullone punito con rigore, cacciato fuori dove c’è pianto e stridore di denti. Le ragazze giunte in ritardo che supplicano Signore aprici! e il Signore che risponde: Non vi conosco, non siete miei, avete sbagliato nella relazione con me che sono il Signore, il Creatore.

Questa è la verità sull’uomo.

Gesù parla a noi per ricordarci il caso serio dell’esistenza. Ci parla nella speranza di trovarci pronti ad accogliere la durezza del suo discorso non nella paura, ma nella gioia di impegnarci per la realizzazione del suo discorso del Regno, in modo da comunicare agli altri l’aspetto positivo del giudizio: il fare della carità, il fare concreto e quotidiano dell’amore.