La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 24 dicembre 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

SOLENNITÀ DEL S. NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELLA NOTTE

Letture: Is 9,1-6 /Sal 95 /Tt 2,11-14 /Lc 2,1-14

Annuncio lieto.

   Angeli, Vangelo, annuncio lieto… sono parole che si assomigliano e in realtà sono legate tra loro. Nel testo greco si identificano.

L’Angelo annuncia: È nato per voi un Salvatore. Si ha la visione del cielo che si apre sulla notte del mondo. Il cielo non è più muto. Parla: Non temete. Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo

Poi torna il silenzio, ma adesso sono i pastori che parlano e cominciano a dirsi l’un l’altro: Andiamo a vedere. Andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere.

La parola dell’Angelo che rivela Dio nella nascita del Bambino è circolata tra il popolo della notte, e ha continuato a circolare nel mondo. È giunta fino a noi.

La notizia è condensata nei testi sacri, nella liturgia cristiana che è stata tramandata, nei canti natalizi tanto amati e caratteristici…

La luce della fede ci porta al presepio e lì si ravviva la fiamma che fa luce e calore a noi e al mondo.

Senza la parola giunta dal cielo aperto, la nascita del Bimbo di Betlemme sarebbe stata una nascita come le altre. Chissà quante volte i pastori avranno visto una nascita nella semplicità della loro vita nomade. Ma hanno ricevuto un annuncio e quel fatto è diventato eloquente. È un fatto pieno di senso: in Gesù Salvatore il cielo si apre, Dio si manifesta.

Dio è amore che si dona agli uomini… Quanto bisogno hanno di questo!

Giunti a Betlemme, coloro che hanno ricevuto l’annuncio non fanno niente di particolare. Vedono quello che l’Angelo aveva loro annunciato. Aveva detto: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, deposto in una mangiatoia.

Fanno un’esperienza che non ha nulla di spettacolare. Ma sanno che ora il cielo si è aperto, per loro e per il mondo, e che non si chiuderà più, perché Gesù resta qui, tra noi.

La sua Parola che rivela il mondo di Dio continua a diffondersi. Pazienza se c’è chi non l’ascolta, ma c’è anche chi l’ascolta e la porta con gioia.

C’è chi resta piuttosto freddo e non vede il Signore vicino, nel povero e nel bisognoso, o non lo sente nell’annuncio evangelico…

Ma ci sono coloro che conservano la parola e la vivono nell’amore. Ci sono coloro che non dimenticano la notizia del natale di Gesù.

Molti conosceranno il mistero della vita che è racchiuso nel Bambino che nasce e lo approfondiranno.

Chiediamo anche noi di approfondire la grazia del mistero di Dio che si è fatto Bambino e di viverlo sempre più.

 

SOLENNITÀ DEL S. NATALE DEL SIGNORE – MESSA DEL GIORNO

Letture: Is 52,7-10 /Sal 97 /Eb 1,1-6 /Gv 1,1-18

Essere figli di Dio col Figlio.

   Il quarto Vangelo racconta così il Natale, come abbiamo letto: Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Continua però così: A quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio.

La prima parte di questo Vangelo (detto secondo Giovanni) è denominata “Libro dei segni”. Il Figlio di Dio, che è il Verbo, la Parola, viene presentato come luce del mondo luce per illuminare tutte le oscurità che avvolgono il nostro mondo in difficoltà, disorientato, annebbiato e accecato…

La buona notizia è che lui è la Parola che ha fatto il mondo e che lui è la luce e il senso di ogni cosa. Per l’uomo disorientato, è Colui che dà senso. Per l’uomo demotivato e deluso, il Verbo di Dio dà un’acqua viva che disseta l’aridità, è un vino migliore che riscalda e rallegra la vita, che ravviva la fiamma dell’amore.

Ancora: il Verbo di Dio è pane per il cammino dell’uomo, perché la sua parola è un pane vero che sostiene veramente e nutre quella fame che niente al mondo sazia all’infuori di lui.

Il Verbo di Dio è vita e promette vita nuova a chi è ormai sfiduciato di tutto. Gli esempi di questa trasformazione sono dimostrati ed elencati: sono detti “segni” del Verbo fatto uomo. Lui è lo Sposo dell’umanità. La fede in lui è festa nuziale, piena di gioia e verità.

L’uomo non è più infermo: ora può rialzarsi dalla sua immobilità. È sbloccato e può camminare con le sue gambe.

Il cieco che non vede, e non trova un senso alla sua esistenza, ora vede e il mondo gli appare illuminato grazie alla fede in Gesù.

Alla lieta notizia e positiva di questa luce che viene a illuminare e rallegrare il mondo, c’è accanto una nota negativa: il Verbo creatore, luce del mondo, non è riconosciuto dai suoi bensì da altri.

Questo responsabilizza.

Noi, uditori della Parola e lettori del lieto messaggio siamo illuminati e coinvolti da lui, che è luce del mondo.

Il lettore capisce di essere chiamato a prender posizione di fronte a Gesù-luce, chiamato a decidersi.

Questa decisione comporta voler uscire dal cono d’ombra, andare verso la luce e lasciarsi illuminare da Gesù Cristo.

Si tratta di smettere di camminare al buio e stare con lui, rimanere con lui che vuol donare ancora sé stesso. Egli ripete il suo invito: Camminate mentre avete la luce… Credete nella luce, per essere figli della luce.

La meta alla quale il Vangelo vuol portare è questa: essere figli di Dio col Figlio, assimilare la sua vita che è luce per essere da lui portati verso il Padre e rivelare il Padre all’umanità.

Questa la conclusione del Vangelo di Natale: Dio nessuno l’ha mai visto. Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Ancora una volta il Natale è il dono di Dio che sceglie la nostra umanità, ferita e limitata, per far nascere l’amore.