La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 29 dicembre 2023 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

Letture: Gen 15,1-6; 21,1-3 /Sal 104 /Eb 11,8.11-12.17-19 /Lc 2,22-40

Luce per illuminare le genti, redenzione del suo popolo.

   La giovane famiglia di Gesù fa pellegrinaggio a Gerusalemme. Se Betlemme è il villaggio dove il re Davide è nato, Gerusalemme è la città che Davide si è conquistato, dove ha fissato la sua capitale e vi ha predisposto anche il centro religioso. Lì è anche la sede di Dio, vero Re del suo popolo.

Al centro religioso del tempio Gesù ha sempre fatto riferimento, anche se stato respinto proprio da quel centro religioso. Questo è già previsto nelle parole di Simeone: Egli è segno di contraddizione. È qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele.

In quel centro religioso Gesù indugia dodicenne, all’insaputa dei suoi, perché interessato alle cose del Padre suo, quello celeste… e il padre e la madre terreni fecero fatica a capirlo anche loro. Con gesto e parole profetici, Gesù purificherà quella che chiamerà la Casa del Padre mio… trasformata dagli uomini in luogo di mercato. Nel centro religioso Gesù starà a insegnare fino alla fine, nei sui ultimi giorni, in mezzo al popolo.

Proprio i capi del popolo, i capi di quel centro religioso lo respingeranno: e sarà la loro caduta, non la sua rovina ma la loro. Lo elimineranno facendolo crocifiggere fuori della città. Alla sua morte, gli evangelisti annoteranno che il velo del tempio si strappò nel mezzo, come per segnare l’abbandono da parte di Dio e l’uscita dal tempio, non più sua dimora: ora Dio dimora sul Calvario. Questo è il luogo del suo dono, e resta il luogo dell’amore totale, incondizionato per l’umanità.

La Croce di Gesù è il segno indelebile e irreversibile dell’amore di Dio. Non per un popolo soltanto (quello eletto), ma per tutti i popoli: Gesù è veramente luce per illuminare le genti e gloria (per sempre) del popolo d’Israele.

Due personaggi accolgono il Bambino e la sua famiglia: Simeone e Anna. Come si vede, in Israele non ci sono solo quelli che hanno respinto Gesù, ma anche quelli che l’hanno accolto.

Di Simeone è detto che era giusto, era mosso dallo Spirito Santo e aspettava la consolazione di Israele. Ebbene, è stato esaudito e può morire contento. Preghiamo chiedendo la grazia di aspettare con perseveranza Cristo, la nostra consolazione, perché molti hanno smesso di aspettarlo sia in Israele che fuori.

Consolazione di Israele oggi sono quelle piccole comunità che convivono in pace sul territorio palestinese pur professando le tre religioni: sono ebrei e arabi, musulmani e cristiani che cercano, nonostante tutto, di vivere in pace… piccole comunità ma segno efficace di vera speranza e di futuro, in mezzo alla violenza delle guerre e dei soprusi.

Alla fine di quest’anno che ha visto una guerra crudele, specialmente negli ultimi mesi, siamo qui a invocare la pace pregando.

L’altra figura, Anna, molto avanzata in età, è detta profetessa: non vuol dire che prevedeva il futuro… Profeta è ogni fedele che parla della sua fede e offre la parola di Dio.

   Anna parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Se si parla di redenzione, è perché c’è una schiavitù dalla quale l’umanità dev’essere liberata.

C’è la schiavitù dell’egoismo che sottomette e terrorizza con armi di guerra, economica e militare. Noi preghiamo e ci impegniamo per disarmare gli animi, nelle famiglie prima ancora che nella società.

Pace e riconciliazione nelle famiglie: oggi è diventata cosa urgente in Italia.