La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 5 gennaio 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

6 GENNAIO – SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

Letture: Is 60,1-6 /Sal 71 /Ef 3,2-3.5-6 /Mt 2,1-12

Un re che si offre in maniera diversa.

   La scienza astronomica è nata in Mesopotamia. A Babilonia era molto sviluppato lo studio delle stelle. Gli astri che brillavano nel cielo limpido delle notti orientali erano segni, erano segnali inviati all’umanità.

Alcuni magi, astrologi e astronomi, lessero bene, a quanto pare, il momento storico per l’umanità, quello della venuta di Dio nel mondo. Ora si trattava di trovarlo, questo re potente che le stelle avevano segnalato: trovarlo e adorarlo.

C’era il desiderio non solo di vederlo ma di venerarlo prostrandosi davanti a lui. Logica voleva che il neonato importante si trovasse nel palazzo del re. I Magi andarono diritti al palazzo di Erode.

Erode rimase turbato insieme a tutto il suo entourage. Cadevano dalle nuvole perché la cosa era del tutto inaspettata, ma restarono sconvolti perché la notizia faceva traballare tutto: Erode trema all’idea che ci sia un concorrente in arrivo.

Ma nessuno sa chi sia quel Bambino e che Dio stesso in quel Bambino venga a regnare, perché questo sì è il terremoto più grande che fa traballare il mondo e che cambia completamente le carte in tavola. Non c’è però nessun cataclisma. Di fronte a questa nascita tutti si devono inchinare. Devono inginocchiarsi e non restare in piedi, indifferenti.

I Magi, trovato il Bambino, lo adorarono. La parola adorare è usata più volte nel racconto. Perfino Erode, geloso e crudele, dice di voler andare ad adorarlo. Ma alla fin fine, dov’è la (terribile) potenza del neonato re dei Giudei? È sconvolgente questo nuovo re che si offre in maniera diversa, su una via nuova di giustizia nella mitezza, nella condivisione della sofferenza e della semplicità, che si offre nell’amore disinteressato e gratuito.

I Magi torneranno al loro paese per un’altra strada, per tutt’altra strada da quella di Erode e dei dominatori di questo mondo, e diversa anche da quella dei custodi delle Scritture che sanno tutto e non fanno niente.

   I Magi vedono il Bambino con sua madre e lo adorano. Loro scienziati e astronomi, esponenti della Scienza, per quanto primordiale e ingenua… fanno un atto di fede nel Dio che li ha chiamati e si è rivelato loro come Dio inaspettato, mite e umile, diverso da ogni attesa.

Un altro scienziato famoso (e ben più evoluto!), Newton, si è trovato un giorno davanti al mare senza fine con una conchiglia in mano e ha sentito tutta la piccolezza rispetto alle dimensioni dell’universo. In quel momento ha lasciato emergere dentro di sé tutti gli interrogativi sul perché, sul significato ultimo delle cose, sul senso del suo essere in questo mondo, con la curiosità e l’avidità di sapere e con l’angoscia di fronte all’ignoto. Era il momento del passaggio dallo scienziato che indaga all’uomo che è alla ricerca di senso. (Newton era credente). Il senso è dato dall’etica, dal comportamento giusto che è la strada da prendere.

I Magi se ne tornarono nella loro terra, dopo aver trovato colui che cercavano. L’avevano trovato in una casa: non in una reggia e neanche nel tempio di Gerusalemme.

Per niente sconvolti di questa semplicità ordinaria, feriale e domestica di un bimbo tenuto in braccio da sua madre.

Il luogo definitivo dove trovare Colui che è nato è nell’umiltà della vita di tutti i giorni. Solo nella fede si può riconoscere e adorare il re che si incontra nella vita ordinaria.

I Magi ci insegnano a portare sempre dentro di noi la loro domanda: Dov’è? Dove si trova? Dove lo incontro? Dove adorarlo?