La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 13 gennaio 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -B-

Letture: 1Sam 3,3-10.19 /Sal 39 /1Cor 6,13-15.17-20 /Gv 1,35-42

L’invito di Gesù è per ciascuno di noi.

   Il Vangelo di Marco è il più antico e il più breve. Pare piuttosto essenziale e, per questo, oggi viene integrato con un brano del Vangelo di Giovanni.

Dopo la manifestazione di Gesù nel battesimo in cui viene dichiarato “Figlio amato”, cioè Figlio ideale da ascoltare e imitare, le letture liturgiche danno spazio per conoscere i primi approcci a questo Figlio di Dio. Raccontano le prime esperienze dei discepoli che, timidamente, lo hanno avvicinato.

C’è la prima volta di due discepoli, la prima conoscenza dalla quale è nata la loro amicizia… grande di tutta la vita.

Ce la raccontano loro stessi. Il Vangelo di Giovanni, che a Natale ci ha parlato del Verbo eterno di Dio fatto uomo, fatto “carne”, racconta di un uomo buono, modesto, avvicinabile. Nell’umiltà benevole di un uomo mite, definito “Agnello di Dio” si manifesta la gloria di Dio, cioè la potenza di Dio.

Il Vangelo ci chiama non solo a credere in Dio, ma a credere che il Verbo eterno che era presso Dio si rivela, e rivela la gloria del Padre, in un’apparenza umile e dimessa, divenuto uno fra i tanti. Dio chiama a credere che nella corporeità modestissima assunta dal Verbo si trova il senso vero della storia e la luce del mondo.

Due discepoli del Battista fissano lo sguardo su Gesù che passa, dopo aver sentito una parola del loro primo maestro: “Ecco l’Agnello di Dio”. Il Verbo di Dio fatto carne (e del quale diranno: Abbiamo visto in lui la gloria del Padre!) non appare in uno splendore eclatante, in maniera da sconvolgere i tempi e i luoghi della vita quotidiana della gente. L’Agnello di Dio si fa loro compagno amabile e cordiale. Domanda “Che cercate?”. Venite e vedete dove abito.

C’è Andrea e l’altro discepolo… si aggiungono poi altri: Simone, in seguito Filippo, Natanaele e, per ciascuno, Gesù ha una parola. A Simone dice: “Ti chiamerai Cefa, come dire: Ti conosco a fondo. A Filippo dice: “Seguimi”. A Natanaele: Ti ho visto sotto la pianta di fico.

Gli incontri di “Colui che è venuto ad abitare in mezzo a noi” sono cortesi, amichevoli e rappresentano il modo che ha Dio di farsi vicino con amorevolezza, comprensione, affetto, bontà…

Giovanni Battista è l’amico “maturo” di Gesù, colui che gli lascia posto, si ritrae in disparte, indica ai suoi discepoli il Signore e li lascia andare con lui. Dice: Lui deve crescere. Io diminuire. È un amico vero, preoccupato dell’altro e non di sé, non invidioso, non possessivo.

I due discepoli che si avvicinano timidamente sono cortesemente interpellati da Gesù: Che cercate? Rispondono: Rabbì, dove abiti? a dirgli che vogliono essergli amici. E Gesù li invita. Andarono e videro dove abitava. Quel giorno si fermarono presso di lui. Qui l’amicizia assume il volto della familiarità, dello stare con lui. L’intimità con Gesù è un punto nodale del cammino del discepolo.

Rimanere con Gesù, dimorare in lui” è cercarlo, è conoscere il suo spazio vitale.

Seguire Gesù è il cammino di fede in lui. In esso si creano e maturano rapporti umani e legami di condivisione di vita e fraternità.

Seguire Gesù è una casa da abitare insieme, è una vita da vivere insieme.