La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 27 gennaio 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -B-

Letture: Dt 18,15-20 /Sal 94 /1Cor 7,32-35 / Mc 1,21-28

Una parola che genera, crea, trasforma…

   Abbiamo letto all’inizio la parola di Mosè: Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. Crediamo che Dio fa sempre dono di qualche profeta che ci parla anche oggi a nome suo? Se apriamo gli occhi (e anche le orecchie) profeti ce ne sono di sicuro. Bisogna certo discernere tra tante voci, distinguere, ma siamo fiduciosi.

Il Vangelo ci mostra il Profeta per eccellenza, non pari a Mosè ma superiore. Gesù entra nella sinagoga e insegna.

È stato zitto per tanti anni. Improvvisamente parla. Entra in azione. Il suo silenzio è finito e “subito” va nella sinagoga di Cafarnao.

C’è prontezza in lui a iniziare la sua missione, quasi obbedendo a un impulso preciso, a una forza interiore che scatta e lo spinge.

Di sabato nelle sinagoghe leggevano e commentavano la Legge e i Profeti. Il Vangelo non riporta quello che Gesù ha detto quella volta, dice solo che la gente si meravigliava di quello che diceva e che parlava con autorità propria. L’evangelista Marco non dice nulla del contenuto dell’insegnamento di Gesù, osserva solo la reazione di chi lo ascolta: sorpresa, stupore… In questo modo stuzzica la nostra curiosità, perché ci prepariamo a seguirlo nel racconto, per ascoltare e capire in seguito.

Il parlare con autorità, da parte di Gesù, deriva da ciò che insegna? La sua autorità è solo nelle parole o anche nei fatti?

L’autorevolezza dell’insegnamento di Gesù non è data da una sua capacità umana. Non l’ha ricevuta dai maestri della Legge. Non è il risultato di studi fatti, ma è rivelazione di ciò che lui è. È un’autorità che gli viene dal fatto di essere lui stesso la parola di Dio fatta carne.

 

Non è detto che Gesù fosse il più abile predicatore del mondo. Certo il suo modo di parlare era efficace. Magari si può dire che era pieno anche di poesia, ma soprattutto toccava nel profondo chi ascoltava.

Il suo era insegnamento non astratto, libresco, lontano dalla vita delle persone. Gesù rendeva la parola della Scrittura una parola viva e capace di dare vita, una parola che genera, crea, trasforma chi la ascolta… una parola che aiuta a veder chiaro dentro di sé e a mettere ordine nei pensieri e nelle emozioni, a vagliare le scelte e a mettere le cose al giusto posto…

Gesù ha autorità non come gli scribi. Gli scribi sono la categoria di coloro che sono legittimati a insegnare le Scritture.

Perché Gesù è diverso dagli scribi? Agli occhi della gente, gli scribi sono senza autorità perché non vivono ciò che insegnano. Sono semplici ripetitori di parole che però non fanno tutt’uno con la loro vita.

Hanno più mestiere che autorità. Di loro Gesù dirà: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che insegnano, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno.

Gesù invece fa quello che dice e dice quello che fa. Parla di liberazione e libera davvero, liberando l’uomo posseduto da uno spirito malvagio. Dice allo spirito: Taci, esci da lui!

L’autorità di Gesù è data dall’efficacia della sua parola. Ridà vita piena alle persone. “Taci!” e la parola di Dio mette a tacere il male. “Esci da lui”: entra Gesù nella vita delle persone e ordina al male di uscire dall’uomo.