La riflessione domenicale
Pubblicato giorno 19 aprile 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale
IV DOMENICA DI PASQUA -B-
Letture:
At 4,8-12 /Sal 117 /1Gv 3,1-2 /Gv 10,11-18
Una voce che continua a chiamarci.
Quando Gesù dice: Io sono… c’è traccia della sua divinità. Io sono il pastore, io sono la luce del mondo, io sono la vigna e voi i tralci, io sono il pane vivo… in tutte queste espressioni, l’evangelista porta a pensare a Dio quando si è rivelato a Mosè nel roveto ardente. Dicendo Io sono… Dio vuol dire Io ci sono, ti sono vicino…
Gesù però non si attribuisce titoli onorifici né di tipo mondano che lo mettano in una posizione di onore. Gesù si attribuisce una realtà essenziale, come la luce che illumina oppure, in questo caso, il semplice ruolo di pastore che pone la sua esistenza a servizio di tutti.
Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore…
In questo modo, Gesù depone la sua divinità, si sveste di quell’ Io sono… e mette la sua vita a servizio del bene comune, a disposizione di ciascuno dei suoi. Così come nell’ultima cena si alzò da tavola, depose le vesti per fare quell’umile servizio che sappiamo, dopodiché riprese le sue vesti.
Quel gesto di svestirsi della sua divinità, e di svestirsi anche del prestigio del suo ruolo di “maestro” e capo del gruppo dei discepoli, è un gesto da collegare al rivestirsi di nuovo della vita. Infatti dice: Il Padre mi ama, perché io dò la mia vita per poi riprenderla di nuovo.
Insomma, Gesù dimentica la sua divinità e si abbassa, si umilia per amore e il Padre, per amore, lo innalza di nuovo, al di sopra di tutti. Ecco il senso di tutta la vicenda di Gesù che si abbassa ed è innalzato.
Questo abbassarsi di Gesù per servire non si verifica una volta soltanto, ma continuamente e per sempre.
Gesù come pastore è sempre vigilante sul suo gregge, sull’umanità. È sempre pronto a difendere, a proteggere, a dare la vita esponendola al pericolo, ai lupi…
Lo fa di persona e attraverso i suoi seguaci collaboratori. Insieme con loro continua a vigilare, proteggere, aiutare, guidare, unire i dispersi, incoraggiare gli sfiduciati. Il buon pastore ha sempre suoi collaboratori che si espongono, si offrono… e lo preghiamo di suscitarne sempre, pure oggi.
I programmi pastorali del Pastore Gesù sorprendono un po’ perché egli non parla di opere o attività, di iniziative… ma di amicizia personale.
La “pastorale” di Gesù è la conoscenza profonda di ciascuno: Conosco le mie pecore.
Questa conoscenza porta noi a conoscere lui: le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre. Dunque Gesù porta a un rapporto di conoscenza e di amore con Padre insieme a lui, il Figlio.
Uno si può domandare: Chi sono io, sperduto in un gregge di miliardi di altre vite?
Grazie a Gesù buon pastore giunge la notizia rincuorante: Nessuno è precario davanti a lui, nessuno è anonimo.
La nostra vita riposa sicura nelle mani e tra le braccia del buon Pastore.
Essa riposa in Gesù come Gesù riposa nel Padre.