La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 26 aprile 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

V DOMENICA DI PASQUA -B-

Letture:

At 9,26-31 /Sal 21 /1Gv 3,18-24/Gv 15,1-8

Gesù: pianta viva che fruttifica in noi.

   Io sono la vigna, voi i tralci.

Anche questa volta Gesù lascia sfumare la sua divinità e scende nella realtà semplice e quotidiana. Il Signore potente (onnipotente) è come una pianta viva, che fruttifica in noi e insieme a noi.

   Io sono la vigna, voi i tralci. La narrazione è di grande semplicità. C’è un agricoltore, il Padre, che cura la vigna, cioè tutti i figli di Dio uniti al Figlio come un organismo vivo, unico, che cresce e fruttifica: la vigna è unita dall’amore, cresce in forza dell’amore e dà frutti di amore.

L’agricoltore taglia i tralci che portano poco frutto e pota la pianta perché possa fruttificare al meglio.

La potatura avviene con la Parola annunciata. Gesù ha detto: Voi siete già puri (cioè puliti e potati) a causa della parola che vi ho annunciato.

In pratica, la parola di Dio ci ha indicato le cose che contano e quelle meno importanti (o inutili addirittura).

La parola di Cristo ci ha insegnato quello che vale e quello che non conta, quello su cui puntare: il regno di Dio e la sua giustizia… e tutto il resto è dato in soprappiù.

Ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica permette una potatura che porta all’essenziale ed è benefica, perché ha come effetto di fruttificare in modo abbondante.

Il molto frutto è l’amore gli uni verso gli altri. Molto frutto è far dono della vita per gli amici, come Gesù fa per noi.

Il taglio, cioè la potatura dell’agricoltore non dovrebbe far paura: taglia una situazione vecchia, sterile o negativa e peccaminosa, per rinnovare e dare una vita nuova, gioiosa e fruttuosa.

Noi, come discepoli del Signore, come cristiani chiamati a vivere il nostro tempo di crisi della fede… e della cultura siamo spesso preoccupati di che cosa possiamo fare, organizzare, mettere in campo.

Ma questo Vangelo della vigna vera chiede piuttosto di lasciar fare all’agricoltore divino. Chiede di aver fiducia nella sua azione.

L’agricoltore è il Padre. La vite, che è Gesù, è sempre unita ai tralci. Gesù soffre con noi per la potatura, per il taglio e quindi non siamo mai soli. Anche la vigna, che è Gesù, dopo la potatura ha le sue lacrime perché “piange” dopo la potatura.

Il Signore risorto chiede di accogliere l’esistenza e di attraversarla con umanità e fiducia.

Vedremo che non si è mai soli, perché Cristo è là, è l’amore in cui rimaniamo, è Colui a cui rimaniamo attaccati, è il Dio con noi che dà vita.

La mano del Padre è presente, con tutte le attenzioni e la sapienza dell’agricoltore che ha cura della sua vigna… della vigna che è il Figlio stesso.